Sbatti il mostro in prima pagina

E’ di pochi giorni fa la notizia dell’emissione dei mandati di cattura e del fermo in Francia di una decina di appartenenti ad alcune delle realtà rivoluzionarie degli anni 70 la rifugiatisi da decenni.

Questi militanti conducevano vite ordinarie e alla luce del sole concesse da quella che è passata alla storia come la “Dottrina Mitterrand”che dalla metà degli anni 80 ha garantito l’asilo politico ai rifugiati d’oltralpe per atti di natura violenta ma d’ispirazione politica. Lo stato francese al tempo ritenne che sia le conduzioni dei processi e che le pene applicate dal sistema giuridico italiano ma anche le condizioni carcerarie non fossero compatibili con i principi dello stato di diritto francese. Inoltre considerò questa sorta di protezione anche in virtù del fatto che se si fosse concesso l’espatrio queste persone non avrebbero avuto diritto ad un nuovo processo ma sarebbero state incarcerare per scontare le pene affibbiate dai processi condotti in contumacia, spesso senza avvocati difensori.

Una critica in primis al sistema che già allora era considerato il tritacarne che anche oggi è, certificato se mai ce ne fosse ancora bisogno dalla recente condanna della corte dei diritti dell’uomo al regime di ergastolo ostativo, all’accanimento di buona parte della magistratura ben orientata alla repressione e alle vergognose e criminali condizioni di sovrappopolamento e di gestione delle carceri italiane.

La dottrina Mitterrand era stata messa in discussione già nel 2004 dal consiglio di stato francese, massimo organo giurisdizionale amministrativo e consultivo della repubblica francese e poi da una sentenza della corte europea e ciò ha avuto come risultato numerosi arresti tra cui questi ultimi.

Queste valutazioni di principio sono molto pericolose, togliere l’appoggio e lo spazio d’azione per chi non intende uniformarsi alla violenza degli argini democratici e che così faticherà sempre più a trovare protezione o solidarietà anche a livello giuridico è un vulnus dei principi basilari della giustizia.

Impedire ad uno stato di esprimere un giudizio e prendere decisioni basate su un’analisi del merito del sistema giuridico di un’altro stato è un pericoloso precedente. Ed è proprio la schizofrenica dicotomia della corte europea dei diritti dell’uomo che deve farci riflettere; da un lato condanna l’Italia per il suo sistema giustizialista e dall’altro permette che vengano arrestati e condotti a scontare delle pene attribuite proprio dalle leggi poco prima condannate ci deve far riflettere sul ruolo di questi organismi, sul senso reale di giustizia e sulla vendetta applicata dallo stato.

Una vendetta violenta ben rappresentata da quei sadici cosplayer (indossatori di costumi) pronti ad azzannare alla gola e mostrare a reti unificate la bestia catturata come è accaduto per Battisti quando gli allora ministri dell’interno e della giustizia si sono presentati fuori dall’aereo vestiti con l’uniforme della polizia e della polizia penitenziaria privando il prigioniero di quelle garanzie che lo stato e i suoi servitori dovrebbero per primi dare.

Il tutto a decenni da quei fatti, da quei processi e da quel ciclo, da quel percorso politico e rivoluzionario che ha visto lo stato vincere utilizzando però le peggiori armi che di giustizia non avevano nemmeno l’ombra.

Non dimentichiamo che molte e molti latitanti o beneficiari di asilo politico sono dovuti fuggire in Francia per dei reati di opinione, per le condannate subite come mandanti morali e non materiali di certi fatti. Ci deve fare riflettere il filo rosso che lega la necessità di togliere quelle dimensioni di dissenso e lo spazio di protezione per estendere al massimo la giustizia del manganello troppo spesso preventiva.

Per la digos friulana denunciare pubblicamente la gestione del covid nelle carceri ed esprimere solidarietà ai detenuti in rivolta o solidarizzare con le compagne e i compagni inquisiti è sufficiente per aprire le indagini per oltraggio e istigazione a delinquere, un abominio che anche un sincero democratico dovrebbe non tollerare perché l’avvicinamento agli psico-reati di orwelliana memoria pare prossimo.

Già il giorno successivo gli arresti i prigionieri sono stati tutti scarcerati in regime di libertà vigilata in attesa delle varie pronunciazioni per l’estradizione che non verranno pare entro 2 anni.

A 40 anni di distanza i conti con la storia non si cancellano sbattendo il mostro in prima pagina, ma analizzando le responsabilità di tutti i soggetti di questa vicenda soprattutto dello statopartendo dagli anni di politiche e leggi inumane che dagli anni ’70 hanno reso e rendono il sistema giuridico e carcerario classista, torturatore e realmente terrorista.

Pernice Nera

Tags:

Comments are closed.