25 Aprile 2021
Sul senso del dovere
In questo anniversario della festa della Liberazione la riflessione che ci sentiamo fare non può prescindere dalla situazione della nuova normalità pandemica che stiamo attraversando.
Già lo scorso anno, dopo 75 anni dal primo 25 aprile, le nostre vite ordinarie sono state sconvolte e da allora abbiamo assistito ad un bombardamento continuo di notizie, divieti, decreti e soprattutto abbiamo constatato come anche le libertà che pensavamo fossero inviolabili, conquistate in parte con la Resistenza, con la scusa dell’emergenza pandemica siano state serenamente archiviate dando spazio e attuazione a questa nuova normalità.
I parallelismi con quei mesi lontani oggi sono fin troppo evidenti, seppur mossi in parte da motivazioni diverse, anche se collegati da un fil rouge profondo che esiste nel’idea stessa di potere che si sostiene sulla cieca obbedienza della gran parte della popolazione.
Similitudini che riscontriamo nel dibattito intorno al coprifuoco, che questo periodo pare quasi averlo reso strutturale o peggio indispensabile, nelle proroghe continue dello stato di emergenza, nei divieti legati al vivere una socialità spontanea e non ultimo nella presenza dei militari nel governo. Militari per essenza obbedienti e pronti a reprimere qualsiasi dissenso, oggi perfetto alibi per delegare le responsabilità e le scelte individuali e che grazie a questo stato di crisi stanno prendendo sempre più spazio con degli effetti che sono già sotto gli occhi di tutte e tutti. Solo pochi giorni fa un uomo nel placido trentino è stato freddato da un fedele servitore, in casa propria e sotto gli occhi della madre a cui è stato pure impedito di prestare soccorso.
Situazioni che trovano come soluzione la cieca obbedienza e il rispetto del proprio dovere anziché l’orientamento delle proprie scelte e responsabilità individuali in ottica collettiva.
Una situazione per molti versi simile a quella di quegli anni, allora fu chiesto il proprio dovere per la patria, oggi ci viene richiesto di fare la nostra parte, di compiere il nostro dovere per passare questo momento difficile, come se davvero tutto potrà finire così in un attimo come è arrivato.
Il senso del dovere per potere tornare alla libertà di un prima che pare così lontano e bello ma che in realtà è orientato solo a mantenere le attuali dinamiche di potere, perché sia chiaro, più che della nostra salute interessa la nostra capacità lavorativa.
Se c’è un insegnamento che la Resistenza ci ha lasciato è proprio quello che fare il proprio dovere, seguire il dovere richiesto dall’autorità, è la morte delle libertà, seguire i loro richiami in nome di un presunto bene comune è lo stesso che ha portato i nostri compaesani ad invadere paesi, odiare il diverso e accettare passivamente le leggi razziali e tutte le ingiustizie che quel ventennio ha causato, fin dal suo concepimento.
Seguire il proprio sentire consci delle proprie responsabilità individuali e collettive e amare follemente l’idea e i percorsi di Liberazione rispedendo al mittente il richiamo al dovere, plotone d’esecuzione di ogni libertà.
25 Aprile 2021
Valsabbin* Refrattar*
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