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Sulla disumanizzazione del dissenso

lunedì, Novembre 22nd, 2021

Da oramai quasi due anni assistiamo alla sospensione di numerosi diritti costituzionali e dell’individuo in nome di una emergenzialità della quale non si vede la fine. Chi deciderà se e quando quei diritti saranno restituiti in forma inalienabile? I dati di occupazione delle terapie intensive dei pazienti COVID?

Beh forse nel 1980 ce la saremmo giocata meglio grazie agli allora 922 posti letto disponibili ogni 100.000 abitanti contro i 275 attuali. Il tasso di positività ad un virus,asintomatico nel 95% dei casi, rilevato peraltro tramite un test ritenuto inadatto a fini diagnostici dal suo stesso ideatore?

Pare si vada verso l’endemizzazione del virus e di pari passo all’endemizzazione dello stato di emergenza ormai prossimo allo stato di eccezione.

Si dà oramai per scontato che a breve, per eludere il termine massimo di anni due previsto per la proroga dello stato di emergenza, il governo pescherà dal cilindro un escamotage per rinnovare la medesima condizione semplicemente chiamandola in altro modo.

Per dirla con le parole di un filosofo non certo sovversivo come Massimo Cacciari “Chi non capisce la gravità della questione non ha alcuna sensibilità costituzionale e democratica.”

Un governo “tecnico”, con una super maggioranza appiattita a sostegno di un premier/banchiere non eletto, rappresentativo solo degli interessi della grande finanza, avanza a colpi di fiducia e decreti  ministeriali.

Ogni forma di dissenso viene totalmente annichilita. Mediaticamente ignorata fino a quando possibile, poi demonizzata. Chiunque, a cominciare da medici e scienziati, esprima dubbi riguardo la narrazione pandemica ufficiale viene radiato o ostracizzato, in nome di una supposta scienza, che in realtà cessa di esser tale proprio perché rifiuta il dibattito.

Molti fra i “sinceri democratici” che per decenni si sono stracciati le vesti, denunciando il conflitto di interesse del vecchio caimano, non battono ciglio mentre si impongono discriminazioni, restrizioni, coprifuochi e lasciapassare, seguendo le indicazioni di virostar e politici in palese conflitto di interesse, che sguazzano in un sistema di porte girevoli fra gli incarichi della politica, delle istituzioni sanitarie e delle grandi multinazionali del farmaco. Per non parlare dei finanziamenti alla ricerca e agli enti sanitari stessi. Emblematico il caso dell ‘OMS che riceve oltre l’ 80% dei suoi finanziamenti proprio dalle grandi case farmaceutiche.

La strutturazione del pensiero unico e la disumanizzazione del dissenso sono giorno dopo giorno perseguiti da campagne mediatiche a reti unificate che ripetono dei mantra che si possono sintetizzare con le recenti lapidarie dichiarazioni del primo ministro : “non ti vaccini, ti ammali, contagi, muori e fai morire”.

E poco importa se sia ormai acclarato che queste terapie geniche non immunizzino affatto dal contagio e dalla possibilità di contagiare, ma prevengano nel migliore dei casi l’insorgenza della forma grave della malattia per qualche mese. Evidenza che dovrebbe spingere qualsiasi persona capace di raziocinio a chiedersi dove starebbe il beneficio nel sottoporre a tale trattamento sperimentale, con effetti avversi a breve termine non certo trascurabili, e a medio-lungo termine totalmente sconosciuti, persone che nulla hanno da temere da un virus opportunista, le cui vittime hanno una media di età di 82 anni e convivevano con almeno 2 patologie gravi pregresse (fonte Istituto Superiore di Sanità).

Già è iniziata la martellante indegna campagna mediatica da Istituto Luce per incentivare l’inoculazione di bambini sani nella fascia di età 5-11 dove il rischio di mortalità per Covid è lo zero assoluto.

Questo mentre ogni terapia di trattamento precoce della malattia viene screditata ed inibita, mantenendo le indicazioni del ministero della salute ferme alla tachipirina e vigile attesa.

Chi rifiuta di ricevere la nuova eucarestia viene marginalizzato, paragonato ad un evasore fiscale, obbligato a pagare per dimostrare di esser sano anche per godere di quel diritto al lavoro sancito dal PRIMO articolo della costituzione.

Grande è la polemica in questi giorni riguardo ai manifestanti di Novara che hanno sfilato nei panni di deportati nei lager nazisti. L’enormità della tragedia rievocata dalla loro provocazione ha urtato  la sensibilità di molti, lasciando poco spazio all’evidente invito alla riflessione, che avrebbe dovuto riportarci alle parole di Primo Levi :

Non iniziò con le camere a gas. Non iniziò con i forni crematori. Non iniziò con i campi di concentramento e di sterminio….

Iniziò con i politici che dividevano le persone tra “noi” e “loro”. Iniziò con i discorsi di odio e di intolleranza, nelle piazze e attraverso i mezzi di comunicazione. Iniziò con promesse e propaganda, volte solo all’aumento del consenso. Iniziò con le leggi che distinguevano le persone in base alla “razza” e al colore della pelle. Iniziò con i bambini espulsi da scuola, perché figli di persone di un’altra religione………

Ricordando l’olocausto e le sue vittime ci si interroga  spesso di come il popolo tedesco sia potuto arrivare ad accetare più o meno passivamente gli orrori e l’inumana violenza riservata a non ariani e  dissidenti.

Evidentemente il regime nazista ha prima avuto bisogno per diversi anni di mostrificare con la propaganda  tali categorie privandole agli occhi dei più della dignità umana .

Di seguito riporto un breviario, certamente non esaustivo, di alcune dichiarazioni passate dai media nostrani lasciando a chi legge il giudizio se possano o meno essere ritenute frasi di incitamento all’odio e  possibile preambolo al materializzarsi di vie di fatto concretamente violente nei confronti del loro target :

Propongo una colletta per pagare ai no-vax gli abbonamenti a Netflix per quando, dal 5 agosto, saranno agli arresti domiciliari chiusi in casa come dei sorci”. Roberto Burioni, immunologo.

Vorrei vederli cadere come mosche”, Andrea Scanzi, giornalista.

“Chi non si vaccina va preso per il collo” , Lucia Annunziata, giornalista.

Tutti i vaccinabili siano immunizzati con le buone o con le cattive”, Matteo Bassetti, infettivologo.

Io sono molto democratico: campi di sterminio per chi non si vaccina”. Giuseppe Gigantino, medico.

Carrozze dei treni dove segregare i no vax”, Mauro Felicori, assessore alla cultura Emilia Romagna

“La ministra Lamorgese richiami in servizio il ‘feroce monarchico Bava che con il piombo gli affamati sfamò’“,Giuliano Cazzola, giornalista.

Mentre i sistemi di governo delle pur sempre imperfette democrazie liberali occidentali  stanno assumendo i tratti di società totalitarie e del controllo, con l’Italia a fare da capofila, in troppi guardano  passivamente al nuovo corso.

La subdola ragione che spinge molti ad accertare l’inaudita compressione dello stato di diritto è la sempre sbandierata necessità scientifica di tutelare la salute della comunità. Resta inspiegabile come possa avere credibilità e presa tale argomentazione portata avanti dallo stesso sistema di potere che ha quasi  ompletamente smantellato la sanità pubblica, favorendo sistematicamente da decenni il profitto privato sulla pelle dei suoi cittadini.

E’ importante ricordare che l’accettazione delle leggi razziali del 38 in Italia fu sdoganata da un manifesto firmato da parecchi fra i più eminenti scienziati dell’epoca.

E che in egual misura la ghettizzazione iniziale degli ebrei fu supportata da una forte propaganda che li dipingeva come contaminatori della purezza genetica ariana, ma anche come diffusori di malattie infettive quali tifo e colera.

Anche allora in pochi trovarono il coraggio e la dignità per opporsi attivamente all’incedere della  barbarie nazifascista.

In Italia solo 12 professori universitari su 1.200 rifiutarono la tessera del partito fascista, vedendosi così privati di agibilità politica e sociale, oltre che del lavoro.

In pochi anche oggi hanno trovato la forza e l’umanità di rifiutare il nuovo lasciapassare governativo.

Banditi e criminali venivano chiamati anche i primi fieri oppositori dei regime, sistematicamente bastonati,  imprigionati, confinati, fisicamente eliminati. E restarono, fino alle disfatte belliche del regime che portarono sul carro della resistenza buona parte degli italiani, una esigua e sparuta minoranza.

Compito di chi vuol tener vivo il loro  esempio di sacrificio e resistenza è quello di saper riconoscere le nuove meschine forme con cui si ripresenta  il totalitarismo. Per combatterlo aspramente sin da subito senza attendere che i frutti degeneri della sua violenta propaganda ci riportino alla riproposizione di nuove tragedie per l’umanità.

Affinché nessuno un giorno ancora debba chiedersi come una società possa arrivare ad assuefarsi alla banalità del male.

Winston

Riflessione sul certificato verde

venerdì, Novembre 5th, 2021

Con questo breve scritto vogliamo aggiungere una riflessione sul certificato che da qualche mese è divenuto essenziale per vivere le nostre vite, partendo proprio dall’analisi sintattica del nome, nella neolingua green pass.

Il green è ovviamente collegato all’idea verde che ha sempre un’accezione positiva e che può essere collegata a quei modelli di sviluppo più sostenibili o rispettosi verso l’ambiente, ovviamente senza snaturarne la visione classista e pass che letteralmente è tradotto con lasciapassare, è volutamente anglicizzato, inutile dire che sentimento può suscitare questa parola in italiano, ma di questo si tratta.

Di certificato verde abbiamo cominciato a sentire parlare a marzo 2021 quando il consiglio europeo cominciò a pensare ad un documento che attestasse l’avvenuta vaccinazione. La sua deliberazione è poi avvenuta lo scorso giugno, quando l’Ue l’ha adottato per evitare quarantene e test a chi voleva spostarsi in uno dei suoi stati membri. Il certificato, fatto passare come un diritto per tutti i cittadini, è stato pensato e rilasciato a chi è stato vaccinato, a chi è guarito dalla Covid-19 e a chi si è sottoposto a un test ed è risultato negativo, con test molecolari validi di 72 ore e quelli rapidi 48 ore.

La validità del certificato è variabile, con la doppia vaccinazione la certificazione è valida per nove mesi, con la prima dose vaccinazione fino alla somministrazione successiva, con la guarigione sei mesi e con guarigione con una dose di vaccino per nove mesi.

L’adozione italiana arriva praticamente contestuale a quella europea con il dpcm del 17 giugno che oltre alla “libertà” di spostamento, dal 6 agosto, introduce limitazioni per l’accesso a ristoranti al chiuso, palestre, piscine, centri termali e altri luoghi dove c’è il rischio di assembramento, come cinema, teatri, sale da concerto, stadi o palazzetti sportivi, convegni e congressi.

In pratica la socialità, lo svago e la cultura vengono subordinate al possesso di questo documento.

Col rientro dalle ferie estive l’obbligo di certificato verde è stato imposto per l’accesso a scuola, università e trasporti nazionali e con il dpcm del 23 settembre è stato esteso pure per l’accesso al luogo di lavoro sia pubblico che privato, tegola definitiva per chi ancora pensava questa misura fosse stata pensata per avere una qualsiasi utilità nel contenimento del virus.

Verso la fine di settembre, in considerazione di quelle certificazioni verdi in scadenza entro il 31 dicembre, circa 3 milioni, il governo ha deciso, su “consiglio” del Cts, il prolungamento della durata del certificato verde, da 9 a 12 mesi. La scelta è prettamente politica in sfregio alla religione scientifica (bell’ossimoro) finora professata in quanto non è stata supportata da reali dati ma è fatta per evitare che le certificazioni di quelle persone cessassero non avendo disponibili le terze dosi di vaccino e non potendo chiedere i tamponi.

Questa situazione è stata confermata anche da Crisanti che intervistato dalla trasmissione della terza rete Report andata in onda lunedì 1° novembre alla domanda dell’intervistatore “Sulla base di quali dati scientifici si basa (la proroga della durata del gp ndr)?” ha risposto categoricamente “Su nessuna base”.

Consapevoli dell’inutilità di questi novelli profeti, diciamo che fin dalle prime analisi sul tema abbiamo contestato la misura e da mesi andiamo dicendo che questo certificato verde non è un mezzo utile per contenere la diffusione del virus e la definitiva debellazione della pandemia, ma è il fine stesso.

Il certificato è pensato per creare le divisioni necessarie affinché chi ha devastato e saccheggiato la sanità pubblica in questi anni non paghi per quella gestione, per rinfocolare il ricatto lavorativo e allineare il sistema produttivo sul modello cinese e/o americano e per instillare quel tremendo seme del controllo nella società in spudorato sfregio a chi questa situazione l’ha già pagata ammalandosi o morendo.

Si rende sempre più necessaria una ferma opposizione alla misura in sé e contro una qualsiasi idea di rinnovo, che non dimentichiamo si dovrà accompagnare alla proroga dello stato d’emergenza, che rappresenterebbe il definitivo passaggio da un sistema democratico malato terminale ad uno dittatoriale in piena salute.

Contro il certificato verde per le libertà!

Valsabbin* Refrattar*

La strategia della tensione

lunedì, Ottobre 11th, 2021

Una premessa doverosa e probabilmente superflua per chi in questi anni si è approcciato a questo blog: con i fascisti di qualsiasi sorta non abbiamo nulla da condividere e il disprezzo nei loro confronti è grande quanto quello di chi li sta veicolando.

Detto ciò sui fatti di Roma, quando sabato 9 ottobre in occasione della manifestazione nazionale no green pass un gruppo di fascisti si è messo alla testa del corteo e sotto la sede della cgil di Roma ha contribuito a sfondarne il portone, abbiamo una riflessione da fare.

A Roma quell’accozzaglia neo fascista ha fin dai primi presidi spontanei chiamati dopo il decreto del 23 luglio contenente l’obbligatorietà del green pass e la proroga dello stato di emergenza al 31 dicembre 2021, presenziato a questi con l’esplicito intendo di mettere il cappello sulle auto indette manifestazioni. E fin da subito è stato lasciata agire indisturbato se non incentivata e sostenuta anche in considerazione della concessione di piazza del popolo a Roma.

Già assurdo è pensare come queste persone, colpite da una serie lunga di misure restrittive, deprecabili che non intendiamo avallare nemmeno nei confronti dei fascisti, come daspo, fogli di via e libertà vigilata abbiano potuto, lo scorso sabato, mettersi in prima linea in una delle manifestazioni più grosse indette contro il certificato verde e non siano state in alcun modo limitate nel loro agire da parte delle autorità deputate al controllo.

Autorità che, sicuramente informate, hanno attraverso chirurgici lanci di lacrimogeni e infiltrati (già è divenuto virale il video di uno di questi fedeli servitori che prima picchia un manifestante già fermato e poi è colto nello scuotere un furgone della polizia) esacerbato la situazione contribuendo ad orientare la piazza.

E l’utile idiota fascista proprio a questo è servito, delegittimare qualsiasi critica al lasciapassare sanitario agli occhi dei moderati e centristi di sorta e sollevare i sindacati concertativi, di cui la cgil è tra i principali, dalle responsabilità che sui tema narrazione e restrizioni pandemiche hanno.

Sarebbe sufficiente anche un’analisi superficiale per capire che questi provvedimenti (stato d’emergenza e lasciapassare sanitario in primis) non sono un tentativo di mettere un limite alla pandemia, che almeno nei numeri oggi non c’è, ma un regalo ai padroni e al loro potere di ricatto.

Ma questo sindacato che della lotta e della difesa dei lavoratori non ha che l’ ereditá di un tempo che non vuole ritorni (non è una caso che più della metà dei tesserati siano pensionati) e che sul tema specifico Covid ha perso bussola e forse confuso la difesa del posto di lavoro con la difesa dei lavoratori.

Un sindacato collaborazionista con il governo e i suoi provvedimenti (ad esclusione di buona parte della sua componente fiom), che in questi anni di mediazioni ha contribuito a devastare e saccheggiare il futuro di tanti lavoratori che oggi si trovano ulteriormente ricattati in considerazione anche del lasciapassare sanitario.

Chi ha vissuto in questi mesi di mobilitazioni spontanee ha potuto constatare la variegata composizione dei partecipanti e delle idee e delle motivazioni che li hanno spinti a protestare. Tante diversità accomunate dalla contrarietà all’obbligo di esibizione della certificazione verde e alle dinamiche decisionali parlamentari.

La retorica dei media di regime, strepitosi trombettieri del re Draghi, oggi strilla alla criminalizzazione di decine di migliaia di persone che in centinaia di piazze italiane sono scese pacificamente per protestare paragonandoli ai fascisti di forza nuova; ora che hanno trovato l’utile idiota e la pistola fumante, rappresentata dall’ ”assalto” alla sede della cgil potranno così dare il giro di vite che tanto serve per allineare anche gli altri pericolosi eversivi al nuovo pensiero unico del credere, obbedire, vaccinare.

Qualche anno fa questa situazione l’avrebbero chiamata con un nome specifico: la strategia della tensione che se da un lato serve per delegittimare qualsiasi forma di dissenso dall’altro sdogana una gestione della cosa pubblica illiberale, autoreferenziale e contro qualsiasi dinamica democratica.

In una parola: fascista.

Valsabbin* Refrattar*

Appello ai vaccinati

mercoledì, Settembre 29th, 2021

Care e cari che da un lato della piazza ci state guardando.

Ascoltate le nostre istanze.

Con la vostra scelta di farvi inoculare un vaccino avete in cuore vostro contribuito a contenere la diffusione del virus del covid 19 ma molti altri sono i pericoli che oggi si profilano all’orizzonte.

In primis un lasciapassare sanitario che nulla ha di democratico e che, oltre alle giuste speculazioni sociali riguardanti la possibile e prossima istituzione di uno stato di controllo fondato sulla discriminazione, è pensato per spingere le persone alla vaccinazione e non per contenere il virus.

In secundis la miopia nel pensare che il vaccino che avete scelto di inocularvi non potrà in alcun modo proteggervi dall’insorgere di nuove varianti.

È un’evidenza in considerazione del fatto che parte della scienza ufficiale ha negli anni dimostrato con dei modelli matematici e non solo che la vaccinazione in periodo pandemico è una delle concause che portano il virus a mutare e quindi è una questione di tempo prima che una nuova variante sarà in grado di bucare la protezione di questa prima campagna. E se a questo aggiungiamo che buona parte del mondo, del secondo e terzo mondo, non potendo pagare i vaccini è lasciato in balia di se stesso da chi si riempie la bocca della parola sanità universale e anche il portafogli, si ha la certezza che a breve una nuova variante arriverà.

E se da un lato la pandemia si è potuta espandere grazie alle politiche di decennale spolpamento della sanità pubblica, con scelte politiche unicamente volte alla cura e non alla prevenzione e orientate all’accentramento dei servizi per ottimizzare i costi anziché prevedere una sanità di territorio che può mettere in atto politiche attive, è chiaro come la nuova variante, a queste condizioni troverà un terreno favorevole alla sua propagazione.

Non è un caso che la propaganda dei principali media sia incentrata solo contro chi liberamente e legalmente ha scelto di non vaccinarsi o che rifiuta il passaporto verde (liberamente e legalmente rimettendoci del proprio) anziché evidenziate come i posti nelle terapie intensive e semi intensive siano stati gradualmente tolti, come la sanità di territorio che agisce a livello preventivo sia in balia di se stessa e come non siano ancora state ufficializzate e rese fruibili le numerose cure al covid.

Per queste ragioni senza una vera e reale presa di posizione nei confronti della difesa di questo servizio universale è certo che la vostra vaccinazione avrà sicuramente i giorni contati, la vostra scelta libera o sotto il ricatto di non vivere la vostra socialità, cultura e il lavoro sarà stata vana (non che forse lo possa non essere).

Vaccinati non attaccate chi ha fatto una scelta diversa dalla vostra, lottate perché oltre alla libertà di tutte e tutti possa esistere una sanità slegata da chi questa crisi l’ha causata, voluta e pianificata.

Crisi che oggi viene pagata con le nostra vita, le nostre libertà e con la nostra divisione.

Ma quale cura?

domenica, Settembre 26th, 2021

Ad un anno e mezzo dall’inizio della narrazione pandemica si profila all’orizzonte l’alba della nuova “normalità”, fatta di lasciapassare sanitari, vaccinazioni obbligatorie e uno stato d’eccezione che sembra ormai imminente.

In questa situazione abbiamo pensato di concentrarci sui temi che la propaganda governativa ha utilizzato per rendere necessarie queste misure e con questo scritto faremo il parallelo tra le quelle che sono le principali morti in Italia, le loro cause e quelle attribuite alla Sars Covid19.

Lo scorso agosto l’Istat ha pubblicato i report statistici sui numeri e sulle cause di morte in Italia nel quinquennio 2015-2020. Grande eco è stato dato all’aumento delle morti, pari a 49mila unità, attribuito al covid nel periodo di marzo -aprile 2020 rispetto alla media dei cinque anni precedenti. Oggi, settembre 2021, secondo i dati ufficiali, assolutamente squalificati, attribuiscono 130000 morti al Covid19, senza però specificare se le persone sono decedute per o con. Un caso forse non così isolato è il motociclista morto in un incidente stradale conteggiato come vittima covid perché risultato positivo al tampone.

Questi numeri hanno messo in secondo piano il preoccupante trend delle principali cause di morte che, sempre nella stessa rilevazione dell’Istat, vedono tristemente al primo posto le malattie del sistema circolatorio (ischemie, infarti, malattie del cuore e cerebrovascolari) 230.283 vite, i tumori  186.495 vite, le malattie del sistema respiratorio 52.905 vite e per i disturbi psichici e comportamentali 24.252 vite (l’elenco è molto più lungo ma preferiamo fermarci qui).

Se a questi numeri aggiungiamo la vera pandemia che sta colpendo l’Italia e buona parte dei paesi occidentali, ossia la demenza, che solo nel bel paese conta un milione di uomini e donne colpiti di cui 600.000 con demenza di Alzheimer e che vincola  circa 3 milioni di persone alla cura e all’assistenza non possiamo che pensare a quale sia la direzione che la sanità ha preso in questi anni e quanto le nostre esistenze siano salutari.

Il tema sanità l’abbiamo già affrontato in molti scritti, la direzione presa negli ultimi decenni, volta alla sostenibilità economica e quindi all’accentramento dei servizi e delle decisioni ha portato un generale impoverimento del servizio.

Ad oggi poi le scelte di ricerca e sviluppo prese dai vari istituti nazionali e internazionali di medicina, troppo spesso finanziati o in partnership con le più note case farmaceutiche, sono state finalizzate alla produzione di farmaci e terapie sempre più specifici in grado di garantire al paziente l’aumento dell’aspettativa di vita di pochi mesi o settimane con investimenti considerevolissimi. Una sanità volta alla cura con dei farmaci sempre più costosi o terapie invasive e non alla prevenzione il cui modello, utilizzato nella gestione del Covid19  ha causato non poche morti, certo dettate da quella contingenza, ma che oggi, a un anno e mezzo di distanza da Codogno e Vò non sembra assolutamente variato.

Non lo è nel momento in cui alla iniziale pezza messa con la precipitosa aggiunta di nuovi posti in terapia intensiva e semi- intensiva, pochissime assunzioni e forniture di attrezzature e strumentazioni, vediamo come si sia già ritornati ad una normalità dove a prevalere non sono i servizi ma sono i conti.

Vediamo così come le scelte colpose più economiche o disimpegnanti, tachipirina e vigile attesa, vengano ancora preferite alle cure domiciliari non ancora approvate o meglio valutate dal principale organo decisionale, il  comitato tecnico scientifico che però continua nella sua crociata vaccinista, con la ormai prossima estensione dell’obbligo ai bambini.

Scelte nuovamente volte alla cura e non alla prevenzione, in perfetta linea con le omissioni riguardanti le comorbilitá che hanno favorito e delle concause che hanno portato alle morti da covid19.

Oggi sappiamo che buona parte delle cause di morte derivano da stili di vita sbagliati che causano sovrappeso, diabete, problemi cardiocircolatori e tumori e che portano a stati infiammatori perenni. Una situazione che permette l’aumento della virulenza e della letalità di numerose malattie tra cui la Sars Covid19.

È necessario contestare la narrazione che svia il tema e che mentre parla di popolazione sempre più vecchia, solo del numero di morti e che cerca continuamente l’untore, prima nel runner ora il fantomatico no vax, omette colposamente le responsabilità date dalle nostre abitudini di vita errate, del sistema sanitario volto all’utile e del sistema produttivo cancerogeno e mortale, che inquina l’aria, l’acqua e le nostre esistenze.

Pensare che possano essere solo dei farmaci a farci vivere meglio o che possa essere solo un vaccino ad immunizzarci da questa infezione è necessario perché la nostra speranza di vita passa dalla scelta tra un mondo libero e sano o sanificato.

E la direzione è ovvia, e dipende solo da Noi e dal nostro impegno.