Una questione che riguarda tutti/e

Una questione fra stato di polizia e nostre vite.

 

PROLOGO

Nel corso degli anni con la giustificazione dell’emergenza gli strumenti repressivi dello stato sono diventati sempre più forti.

All’inizio applica a categorie più marginali per poi piano piano espandersi a tutta la società.

Come, ad esempio, il Daspo: prima applicato agli ultras, e poi usato anche per chi porta avanti lotte sindacali.

Con la stessa logica anche il 41 bis è stato prima pensato per i capi mafiosi e poi applicato a tutte le persone (“pesci piccoli”) sospette di poter avere legami con correnti mafiose ostili allo stato.

Il 41 bis è uno strumento che riduce le persone alla follia creando danni psichiatrici e alienazione totale.

Il silenzio generale ha permesso il radicarsi di questa forma medioevale di privazione sensoriale e della libertà umana, facendola estendere anche a militanti sociali come brigatisti e ora ad anarchici e supposti scafisti. Ma non finirà qui.

 

MA CHE C’ENTRO IO?

Il suo uso si sta espandendo: tecnicamente si può finire sepolti per un contatto sbagliato o per assurdo solo perché ci si distilla la grappa in casa.

Entrando in un mondo senza diritto, per uscirne, la questione diventa complicatissima se non impossibile, nonostante non ci siano prove di alcun tipo.

Invece che essere l’autorità a dimostrare la tua colpevolezza devi essere tu a dimostrare la tua innocenza. In una spirale di discrezionalità che lascia a chi comanda piede libero e libertà intimidatoria degna dei peggiori regimi.

 

CONTESTO STORICO

Stiamo vivendo un periodo di forte recessione dal quale l’Europa non ne uscirà meglio, anzi si è in vista di un costante peggioramento sociale ed economico. L’era del boom economico (finanziato dagli Usa in chiave anticomunista) è definitivamente superata.

Inoltre, come si è visto in epoca Covid, gli strumenti di controllo sono enormemente aumentati. In tutto ciò una piccola fetta di persone, già ricche in precedenza, sta diventando sempre più ricca (Benetton, Agnelli..) a scapito del più rapido impoverimento delle classi sociali medio e basse. La privatizzazione dei sistemi assistenziali e sanitari ne è un chiaro esempio.

 

PROSPETTIVE

Stiamo tutti tranquilli ora. Va tutto bene, finché non ci troveremo con l’acqua alla gola.

A questo punto teoricamente sale l’indignazione sociale e la rabbia, che nella storia ha funzionato sempre da limite a politiche di estrema privazione.

Il problema è che questa possibilità è ciò su cui il “sistema” si sta muovendo. Sta infatti preparando un apparato repressivo e di controllo che, alla minima minaccia, possa immediatamente attivarsi per contrastare ogni opposizione concreta. Svilendo per confondere, minacciando e reprimendo senza limite, ogni contenuto che tratti in maniera autonoma di giustizia e libertà.

Quando non si potrà più protestare, se non nell’urna elettorale o nella sezione commenti di un post, i governanti avranno piede libero e potranno, ad esempio, decidere disgraziatamente di lanciare una leva obbligatoria da mandare al macello. Quindi nessuno avrà più nè spazio nè la forza di opporsi concretamente senza rischiare di venir seppellito in carcere.

 

QUALCHE MEZZA DOMANDA, SPUNTI SUL 41BIS

Il 41 bis ha risolto la mafia? Le stragi in Italia chi le ha compiute? La strategia della tensione dice nulla? I servizi segreti dello stato veramente posso essere deviati? E la P2 dei cari personaggi famosi?

E ogni settimana si legge di infiltrazioni mafiose..

E cos’è la mafia, o meglio dire le mafie? E che rapporti hanno con lo stato?

La Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo è slegata dalla mafia?

Istituita da VII governo Andreotti, il famoso Andreotti, che mafioso lo era?

Al di là delle domande è chiaro che la mafia non è una cosa sola (come la massoneria). Ci sono le mafie. Potrebbe essere che quelle in sintonia con il potere non abbiano paura del 41 bis e magari potrebbero addirittura vederlo di buon occhio per mostrare una realtà distorta in cui il sistema è pulito e regolare.

 

CHI SE LO MERITA?

Chi deve scontare le pene dell’inferno fino a morire? Solo i “mafiosi”, gli “scafisti” e chi spara a dirigenti?

Oppure anche chi ha uno stuprato? Chi ha uno schiavizzato o torturato? Chi (come un mandante) ha fatto leggi che hanno avuto come conseguenza diretta numerose morti, sul lavoro, come in mare o in centri di detenzione libici? Chi specula e fa cadere autostrade? Chi ha deciso di mettere ordigni in mezzo alla gente comune e per uccidere il più possibile come Bologna o piazza Fontana?

Beh, in questi casi non c’è nessuno. E non c’è nemmeno mai stato chi ha sciolto famoso bambino, figlio di un mafioso, nell’acido, in quanto collaboratore protetto.

 

CHI C’È AL 41 BIS?

È un dato di fatto riscontrabile.

Persone che non possono o non vogliono collaborare.

I grandi capi di fazioni ostili allo stato (fatta esclusione di Toto Riina, in quanto mediaticamente irrecuperabile) non restano comunque al 41 bis, accettano le richieste e danno la collaborazione facendo qualche nome di basso profilo da mettere al proprio posto. Questi ultimi o non hanno nulla di utile da dire agli inquirenti o tutto da perdere parlando.

Credere all’etica della pena del 41 bis si può, ma è come credere al metodo giustizialista sanguinario di Robespierre, o credere che il Gulag sia stata una forma di difesa della libertà o ancora ritenere i campi di concentramento e di sterminio accettabili come forma emergenziale.

Così, in barba ad ogni supposto principio umano, come per il 41bis: “l’ importante è che ci finiscano le persone giuste”.

Credere che il 41 bis sia etico è credere che il male vada ripagato facendo ancora più male, senza alcun limite: diventa se analizzato bene un vezzo per giustificare il gusto di infierire su gente con già la croce addosso.

Possiamo considerare un mostro questo sistema che continua ad aumentare sanzioni, pene e divieti? Un mostro che farà tabula rasa di tutto ciò che non gradisce continuando a ingurgitare spazi di libertà fra le persone. E’ forse fantascienza?

Dal reprimere ferocemente il conflitto sociale al reprimere il confronto sociale il passo è brevissimo, e ci sono già le avvisaglie.

Pensate se i vostri “nemici” prendessero il potere con un tale sistema cosa potrebbe accadere.

 

MEMORIA

Qualche decennio fa con un sistema infinitamente meno repressivo nella vita reale si viveva peggio o meglio?

Chiedetevelo! E’ importante comprendere se questo continuo aumento di repressione ha migliorato o meno le nostre vite, oppure ci ha fatto diventare solamente più cupi e incattiviti.

Porsi queste domande è uno sforzo fondamentale per capire la direzione in cui stiamo andando.

Non serve richiamarsi a qualche stato scandinavo, che ha praticamente abolito il carcere per iniziare a pensare che bisogna invertire rotta all’interno del nostro modello culturale.

Le condizioni sociali generano la “criminalità” e non il contrario a meno che non giudichiamo criminalità lo stato in quanto tale.

La repressione è la cura dell’oppressore, la cura ai problemi che lui stesso genera. 

Una società senza abissali diseguaglianze, con rapporti comunitari diretti e umani previene la nascita di violenza cieca. Essa deriva solo dalla miseria culturale su cui il governo crea le basi della sua legittimazione.

Vogliamo vedere gente ridotta in miseria e arrestata per un pezzo di pane rubato in un supermercato? Vogliamo accettare in silenzio la nuova totalitaria accusa di terrorismo di piazza per chi protesta in maniera organizzata e risponde alla violenza dei celerini?  E’ questa la strada giusta?

 

COSPITO

Cospito nella sua partita è arrivato ad un punto focale: ha detto no a questa deriva orwelliana, preferendo lasciare la vita che vedersela tolta poco a poco.

Ha segnato, con il clamore della sua azione, che questa deriva esiste e si sta espandendo sempre di più.

Per questo riguarda chiunque. Perché le maglie della repressione e del controllo si stringe nella vita di ognuno, isolandolo. Perché economicamente stiamo sempre peggio e si fa sempre più fatica, e perché sarà sempre più difficile opporsi.

Si è sempre più soli e meno solidali con il prossimo.

 

Prendiamo atto da questa lotta!

 

Recuperiamo capacità di ritrovo non veicolato da strumenti di comunicazione di massa, ritroviamo forme libere di azione e confronto, scordiamoci del teatrino politico e stimoliamo forme di socialità diretta nei nostri contesti di vita.

 

Prima che sia troppo tardi.

 

Respira e cospira.

Atreyu:

Che cos’è questo Nulla?

 

Gmork:

È il vuoto che ci circonda. È la disperazione che distrugge il mondo. Ed io ho fatto in modo di aiutarlo!

 

Atreyu:

Ma perché?

 

Gmork:

Perché è più facile dominare chi non crede in niente.

 

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