Archive for Marzo, 2023

Bestiario pandemico per covidioti sintomatici

martedì, Marzo 14th, 2023

Una breve raccolta delle bestialità dette e fatte dai menestrelli della narrazione pandemica che col loro operato hanno garantito l’affermazione di uno stato di eccezione che ha rappresentato il primo passo verso il regime tecno-sanitario che appare all’orizzonte e che sta per travolgere le nostre esistenze.

La raccolta non ha la pretesa di essere esaustiva ma vuole fungere da bestiario a futura memoria.

A questa raccolta non seguirà una riflessione, le parole contenute si commentano da sole.

2020

31 gennaio: Giuseppe Conte nel rassicurare gli italiani con il più trito dei ritornelli: “è tutto sotto controllo”.

2 febbraio: Roberto Burioni, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, “in questo momento in Italia il rischio è zero”. A Fazio che gli aveva chiesto perché allora si vedessero in giro così tante mascherine, Burioni replicò ironicamente: “sarà per l’inquinamento”.

24 febbraio, Salvini su Twitter: “non è il momento delle mezze misure: servono provvedimenti serve l’ascolto dei virologi e degli scienziati, servono trasparenza, verità e un’informazione corretta, servono controlli ferrei ai confini su chi entra nel nostro Paese”.

27 febbraio un coerente Salvini in diretta su Facebook: «l’Italia riparte. Alla faccia di chi se la prende con medici, infermieri, governatori e sindaci, saranno ancora una volta cittadini, famiglie e imprese a salvare questo splendido Paese»

27 febbraio: Nicola Zingaretti, segretario del Partito democratico, promuove ai Navigli di Milano l’“aperitivo contro il panico” e sempre nella stessa giornata, Matteo Salvini segretario della Lega esortava a “riaprire tutto”, prodigandosi quindi in un lungo elenco: “fabbriche, negozi, musei, gallerie, palestre, discoteche, bar, ristoranti, centri commerciali

28 febbraio Luca Zaia lodando l’igiene italica afferma che: “la Cina ha pagato un grande conto di questa epidemia perché comunque li abbiamo visti tutti mangiare i topi vivi”.

Nei giorni della “Milano non si ferma”, il sindaco Giuseppe Sala profetizza: “Virus, ora si esagera. Diamoci tutti una calmata” (Libero), “Riapriamo Milano” (Repubblica), “Morti di Coronavirus in Italia? Zero” (Il Giorno).

24 aprile, Donald Trump in visione mistica propone: “Vedo che il disinfettante uccide il virus in un minuto. Un minuto. C’è un modo di fare qualcosa del genere, mediante iniezioni all’interno o una sorta di pulizia? Sarebbe interessante verificarlo”.:

Maria Rita Gismondo direttrice del laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano, definisce la Covid-19 “una problematica appena superiore all’influenza”.

Maggio: Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova dalla sua sfera di cristallo: “ora potrebbe essere diverso: la potenza di fuoco che aveva due mesi fa non è la stessa potenza di fuoco che ha oggi”.

2 maggio Vincenzo De Luca sul futuro della classe dirigente italica: “Mi arrivano notizie che qualcuno vorrebbe preparare la festa di laurea. Mandiamo i carabinieri, ma li mandiamo con i lanciafiamme”.

4 maggio, il quotidiano Libero nel titolo di prima pagina: “Il virus? A giugno sarà morto”.

23 maggio, il contagio secondo Giulio Gallera, assessore al Welfare della giunta lombarda: “per infettare me, bisogna trovare due persone infette nello stesso momento e non è così semplice trovare due persone infette che infettino me”. Dimostra di non aver compreso il significato del fattore più importante per valutare l’andamento dell’epidemia e, di conseguenza, per orientare le politiche di contenimento.

Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele di Milano e medico personale di Silvio Berlusconi: “Il virus è clinicamente morto”.

27 Luglio Vittorio Sgarbi: “Nei nostri ospedali non c’è più Covid“.

Agosto: un ispiratissimo Bassetti: “Chi dice che avremo una seconda ondata come la Spagnola fa terrorismo”.

9 novembre, sempre Bassetti, in piena seconda ondata, afferma che “il Covid è stato ingigantito”.

4 settembre, Burioni: «Devo purtroppo comunicare a tutti che cantare in coro sembra comportare un rischio molto alto di avere un focolaio epidemico».

14 dicembre, Maria Van Kerkhove, capo epidemiologa dell’Oms “Babbo Natale è immune al coronavirus e potrà viaggiare per consegnare i regali a tutti i bambini del mondo

2021

17 luglio: Giorgia Meloni su Instagram: “Il governo chiederà il green pass anche a chi sbarca ogni giorno illegalmente in Italia o le assurde limitazioni che vorrebbero imporre valgono solo per gli italiani?”. Lo sciacallaggio non ha limiti.

22 Luglio Burioni su Twitter: “Idea molto intelligente: tutti insieme a gridare, tutti non vaccinati, vicini e senza mascherina. Non si vogliono vaccinare, ma otterranno l’immunità (e il green pass) attraverso la malattia. Mi spiace per gli innocenti che infetteranno, ma non ci si può fare niente”.

25 luglio Burioni su Twitter: “Propongo una colletta per pagare ai novax gli abbonamenti Netflix per quando dal 5 agosto saranno agli arresti domiciliari chiusi in casa come dei sorci”

22 luglio: Mario Draghi a reti unificate: “L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire, sostanzialmente: non ti vaccini, ti ammali e muori. Oppure, fai morire: non ti vaccini, contagi, lui o lei muore”.

10 settembre Salvini contro il green pass:”È il mestiere del vaccino: se io provo ad ammazzare il virus, il virus cerca di sopravvivere variando, mutando e reagendo al vaccino”.

14 ottobre: la libertà è sempre un vaccino più in là. Burioni: “In questi giorni la situazione della pandemia Covid-19 in Italia è a un momento della verità”.

17 novembre: un ispiratissimo Deluca, presidente della Campania: “Contro l’irresponsabilità dei no-vax, mi rimane solo il Napalm, il lanciafiamme l’abbiamo introdotto”.

21 dicembre: «Sì sì sì, sì sì vax, vacciniamoci» il coretto delle virostar Crisanti, Burioni e Pregliasco nella trasmissione di Radio1 “Un giorno da pecora”.

27 dicembre: Bassetti: “A breve avremo 100 mila contagi al giorno. Chi ha il raffreddore non può avere le stesse regole di chi ha la polmonite, altrimenti si blocca il Paese; se noi mettiamo in quarantena tutti i contatti potenziali di questi 100 mila positivi blocchiamo il Paese. Le regole sono quelle di due anni fa, andrebbero cambiate””.

2022

15 gennaio: Il Tar del Lazio si è pronunciato su un ricorso promosso da alcuni medici, che contestavano la validità della circolare del Ministero della Salute sulla Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-COV-2, nella parte in cui, nei primi giorni della malattia, prevede una mal intesa “vigilante attesa” e somministrazione di FANS e paracetamolo (principio attivo della Tachipirina) e in particolare nella parte in cui pone delle indicazioni “in negativo”, ossia sconsigliava ai medici di utilizzare determinati farmaci come l’idrossiclorochina. A 2 anni di distanza comincia a crollare il castello di carte della propaganda ufficiale.

Marzo: Bassetti su Rai Tre: “Forse ci siamo preoccupati troppo poco del virus nell’ultimo mese”.

8 luglio Bassetti e la strategia della tensione continua: “La variante indiana è più contagiosa di Omicron 5”

4 agosto: Bassetti  “Questo studio dei Cdc dimostra come la mortalità per Covid negli Usa sia stata importante negli anni 2020 e 2021” diventando “la terza causa di morte dopo malattie cardiovascolari e tumori

15 settembre: Roberto Burioni, insiste con una narrazione tossica su Twitter condividendo uno studio sulle varianti Omicron 4 e 5 che ne confermerebbe «la maggiore contagiosità, la capacità di infettare le persone vaccinate e/o guarita anche da Omicron 1 o 2 e purtroppo è prevedibile anche una maggiore patogenicità». La strategia della paura “whatever it takes”.

10 ottobre: Burioni ad una settimana dalla somministrazione dell’ennesima dose e positivo al Covd: “Il vaccino fa sì che io possa essere qui e non in ospedale, con febbre, tosse, mal di testa e una voce alla Barry White”.

26 settembre Crisanti eletto in Senato nelle file del Partito democratico: “Io eletto, manterrò impegni presi”… “Partito dovrà riflettere”

26 ottobre: Crisanti spiega esattamente la visione unitaria delle politiche di contenimento del Covid: “Sono state le regioni di centrodestra a mettere in campo misure liberticide. Prima hanno negato il virus, poi remato contro le misure per contenerlo”

19 dicembre 2022: Pregliasco all’incasso del lavoro propagandistico fatto: “Ci ho pensato su un po’ di tempo e alla fine ho deciso: mi candido a consigliere regionale della Lombardia nella lista civica con il candidato presidente del centrosinistra” (Pierfrancesco Majorino nda). Per completezza, poi non eletto.

2023

14 febbraio Bassetti pone le basi per la prossima pandemia: “Dopo tre anni abbiamo vinto la guerra”…”Ora preoccupa l’aviaria”

24 febbraio: Bassetti a braccio libero su facebook: “C’è chi spaventa la gente o cerca di consolare famiglie che hanno perso prematuramente i loro figli dicendo che c’è una correlazione tra morti improvvise nei giovani e vaccino per il covid, generando terrore per i vaccini e generando odio nei confronti di noi medici”. Nessuna pietà verso i morti per le numerose relazioni avverse.

2 marzo: La zona rossa avrebbe evitato 4000 morti. Dalla procura di Bergamo parto avvisi per 19 indagati tra cui Conte, Speranza, il governatore della Lombardia Fontana, l’ex assessore Gallera, il presidente dell’Iss Brusaferro e il presidente del Consiglio superiore di Sanità Locatelli.

 

Lo stato mai si è processato e mai lo farà, non vi sarà mai giustizia senza Lotta.

 

Valsabbin* Refrattar*

 

Tra le varie fonti consultate:

ansa.it

wired.it

ilmanifesto.it

adnkronos.com

travisotoday.it

genovatoday.it

 

 

Continuità emergenziali

giovedì, Marzo 9th, 2023

Prosegue con questo terzo scritto l’analisi, a tre anni di distanza dall’avvento della narrazione pandemica, con un prezioso contributo di Winston.

Rileggendo, a distanza di oramai tre anni, i testi da noi stilati ed editi nel pamphlet “Fine emergenza mai” abbiamo considerato l’opportunità di rilanciare e attualizzare alcune delle analisi allora formulate a caldo durante i primi mesi del periodo emergenziale pandemico.

Non senza una punta di vanagloria intellettuale, abbiamo infatti ritrovato nei nostri scritti dell’epoca chiavi di lettura rivelatesi più che valide alla prova degli eventi che si sono poi manifestati.

La principale tesi di fondo da noi proposta, invitava a trattare l’emergenza covid non come un oggettivo fenomeno transitorio, ma piuttosto come un grande esperimento di ingegneria sociale, politicamente gestito al fine di scatenare nella società mutamenti radicali nei rapporti fra potere e cittadino, aprendo la strada ad accentuatissime  forme di controllo e alla negazione generalizzata di diritti fondamentali.

Buona parte delle discriminazioni e delle prevaricazioni allora imposte, non sarebbero infatti state applicabili in assenza di un particolare clima di paura e senza una emergenzialità che le potesse in qualche modo rendere plausibili agli occhi di buona parte  dell’opinione pubblica.

Pur dando il giusto peso all’abominio concernente l’imposizione di pseudo vaccini che, oltre ad essersi dimostrati incapaci di fermare l’infezione, stanno manifestando un incidenza inaudita di effetti collaterali non raramente  gravi o mortali, ritenevamo e continuiamo a ritenere che il vero principale obbiettivo politico dell’intera vicenda pandemica fosse l’introduzione di ciò che abbiamo imparato a conoscere come green pass. Lo sdoganamento di tale certificato governativo di buona condotta, in assenza del quale nel nostro paese si è arrivati a spogliare gli individui persino del diritto al lavoro, crea un precedente che sarà senz’altro capitalizzato dal potere neoliberista. Per intenderci, riteniamo che il vero fulcro di tale potere non sia da ricercare nelle aule parlamentari delle nostre sempre incomplete democrazie, ma bensì nei consigli di amministrazione di corporazioni multinazionali, ormai capaci di sviluppare introiti superiori ai prodotti interni lordi delle nazioni che ne dovrebbero controllare l’operato.

Lo strumento che ci hanno voluto vendere, senza pudore e vergogna, come viatico di libertà, dopo averci previamente rinchiusi, si presta ad essere applicato per regolamentare in futuro numerosi altri ambiti della vita sociale; ciò prefigura la facoltà per il potere  di  controllare in forma totalitaria  il dissenso, rendendo accessibili diritti, che erroneamente ritenevamo intangibili, unicamente a coloro i quali supinamente seguono gli ordini che arrivano dall’alto.

Senza soluzione di continuità si è passati dall’emergenza sanitaria alla propaganda bellica, utilizzando gli stessi parametri di criminalizzazione dei divergenti, la stessa stigmatizzazione di chiunque sia ancora in grado di coltivare il dubbio, il medesimo tentativo a reti unificate di creare un monolitico pensiero unico, capace di imporre una sola fideistica verità. Ben prima che sotto i riflettori si portasse lo scontro aperto sui campi di battaglia (realmente il conflitto in Ucraina è da far risalire almeno al 2014) avevamo imparato a riconoscere nella gestione della psicopandemia l’utilizzo di termini e pratiche da periodo bellico, con tanto di coprifuoco, muscolari dispiegamenti di forze, creazione di pseudo eroi e pseudo disertori.

Non troppo in sordina avanza nel frattempo il cavallo dell’emergenza climatica, lo schema è sempre certamente  il medesimo , in nome di un bene superiore (la salute collettiva per il covid, la salvaguardia della democrazia per la guerra, la salvezza del pianeta per l’emergenza climatica) chi ci governa si arroga il diritto  di decidere come dobbiamo vivere e pensare, arrivando ad imporre scelte e sacrifici, penalizzando pesantemente i non allineati. Chiunque ancora abbia facoltà di analisi critica può facilmente cogliere l’ossimoro fra l’azione di un sistema di interessi   che tutto subordina alla ricerca del più spasmodico  profitto privato  e  la salvaguardia  di un superiore bene comune.

La cupola di potere che ci tiranneggia senza un tiranno, sta capitalizzando i vantaggi acquisiti in mezzo secolo di neoliberismo senza freni, per catapultarci in una sorta di tecno-feudalesimo, dove  solo i buoni sudditi potranno godere della magnanimità della nuova aristocrazia . Come apertamente ci dicono il nuovo suddito non possederà più nulla e sarà felice. Sotto attacco sono e sempre più lo saranno tutte le attività che permettono in qualche modo ad un individuo di salvaguardare anche solo in parte la propria indipendenza.

Chi, per cercare scudo da questa evoluzione del potere, semplicemente si appella allo stato di diritto non coglie fino in fondo che sono i rapporti di forza in una società a modellarne il campo.

Dopo che la pressione sui non allineati ha raggiunto picchi vertiginosi nella primavera dello scorso anno, ora la fiamma sotto le nostre chiappe si è fatta più tenue, ma noi non ci facciamo illusioni, non dimentichiamo e non perdoniamo le vessazioni subite restando in massima allerta. Realisticamente crediamo che quel distopico periodo non sia vicenda archiviata, ma aperto tentativo nella creazione di un percorso atto a sdoganare un nuovo metodo  di governo.

Mentre torniamo fisiologicamente ad assaporare aspetti della vita dei quali ci volevano privati, i nostri alti porporati, sulla carta garanti delle libertà costituzionali, certificano con motivazioni a dir poco risibili l’avvenuta violazione dell’inviolabile, spianando la strada a futuri attacchi alle libertà naturali.

Chi tace ora acconsente per sempre, solo una forte e attenta resistenza, individuale e collettiva, potrà sperare di garantire una vita degna di essere vissuta alle nuove generazioni.

Winston, febbraio 2023

 

Una questione che riguarda tutti/e

lunedì, Marzo 6th, 2023

Una questione fra stato di polizia e nostre vite.

 

PROLOGO

Nel corso degli anni con la giustificazione dell’emergenza gli strumenti repressivi dello stato sono diventati sempre più forti.

All’inizio applica a categorie più marginali per poi piano piano espandersi a tutta la società.

Come, ad esempio, il Daspo: prima applicato agli ultras, e poi usato anche per chi porta avanti lotte sindacali.

Con la stessa logica anche il 41 bis è stato prima pensato per i capi mafiosi e poi applicato a tutte le persone (“pesci piccoli”) sospette di poter avere legami con correnti mafiose ostili allo stato.

Il 41 bis è uno strumento che riduce le persone alla follia creando danni psichiatrici e alienazione totale.

Il silenzio generale ha permesso il radicarsi di questa forma medioevale di privazione sensoriale e della libertà umana, facendola estendere anche a militanti sociali come brigatisti e ora ad anarchici e supposti scafisti. Ma non finirà qui.

 

MA CHE C’ENTRO IO?

Il suo uso si sta espandendo: tecnicamente si può finire sepolti per un contatto sbagliato o per assurdo solo perché ci si distilla la grappa in casa.

Entrando in un mondo senza diritto, per uscirne, la questione diventa complicatissima se non impossibile, nonostante non ci siano prove di alcun tipo.

Invece che essere l’autorità a dimostrare la tua colpevolezza devi essere tu a dimostrare la tua innocenza. In una spirale di discrezionalità che lascia a chi comanda piede libero e libertà intimidatoria degna dei peggiori regimi.

 

CONTESTO STORICO

Stiamo vivendo un periodo di forte recessione dal quale l’Europa non ne uscirà meglio, anzi si è in vista di un costante peggioramento sociale ed economico. L’era del boom economico (finanziato dagli Usa in chiave anticomunista) è definitivamente superata.

Inoltre, come si è visto in epoca Covid, gli strumenti di controllo sono enormemente aumentati. In tutto ciò una piccola fetta di persone, già ricche in precedenza, sta diventando sempre più ricca (Benetton, Agnelli..) a scapito del più rapido impoverimento delle classi sociali medio e basse. La privatizzazione dei sistemi assistenziali e sanitari ne è un chiaro esempio.

 

PROSPETTIVE

Stiamo tutti tranquilli ora. Va tutto bene, finché non ci troveremo con l’acqua alla gola.

A questo punto teoricamente sale l’indignazione sociale e la rabbia, che nella storia ha funzionato sempre da limite a politiche di estrema privazione.

Il problema è che questa possibilità è ciò su cui il “sistema” si sta muovendo. Sta infatti preparando un apparato repressivo e di controllo che, alla minima minaccia, possa immediatamente attivarsi per contrastare ogni opposizione concreta. Svilendo per confondere, minacciando e reprimendo senza limite, ogni contenuto che tratti in maniera autonoma di giustizia e libertà.

Quando non si potrà più protestare, se non nell’urna elettorale o nella sezione commenti di un post, i governanti avranno piede libero e potranno, ad esempio, decidere disgraziatamente di lanciare una leva obbligatoria da mandare al macello. Quindi nessuno avrà più nè spazio nè la forza di opporsi concretamente senza rischiare di venir seppellito in carcere.

 

QUALCHE MEZZA DOMANDA, SPUNTI SUL 41BIS

Il 41 bis ha risolto la mafia? Le stragi in Italia chi le ha compiute? La strategia della tensione dice nulla? I servizi segreti dello stato veramente posso essere deviati? E la P2 dei cari personaggi famosi?

E ogni settimana si legge di infiltrazioni mafiose..

E cos’è la mafia, o meglio dire le mafie? E che rapporti hanno con lo stato?

La Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo è slegata dalla mafia?

Istituita da VII governo Andreotti, il famoso Andreotti, che mafioso lo era?

Al di là delle domande è chiaro che la mafia non è una cosa sola (come la massoneria). Ci sono le mafie. Potrebbe essere che quelle in sintonia con il potere non abbiano paura del 41 bis e magari potrebbero addirittura vederlo di buon occhio per mostrare una realtà distorta in cui il sistema è pulito e regolare.

 

CHI SE LO MERITA?

Chi deve scontare le pene dell’inferno fino a morire? Solo i “mafiosi”, gli “scafisti” e chi spara a dirigenti?

Oppure anche chi ha uno stuprato? Chi ha uno schiavizzato o torturato? Chi (come un mandante) ha fatto leggi che hanno avuto come conseguenza diretta numerose morti, sul lavoro, come in mare o in centri di detenzione libici? Chi specula e fa cadere autostrade? Chi ha deciso di mettere ordigni in mezzo alla gente comune e per uccidere il più possibile come Bologna o piazza Fontana?

Beh, in questi casi non c’è nessuno. E non c’è nemmeno mai stato chi ha sciolto famoso bambino, figlio di un mafioso, nell’acido, in quanto collaboratore protetto.

 

CHI C’È AL 41 BIS?

È un dato di fatto riscontrabile.

Persone che non possono o non vogliono collaborare.

I grandi capi di fazioni ostili allo stato (fatta esclusione di Toto Riina, in quanto mediaticamente irrecuperabile) non restano comunque al 41 bis, accettano le richieste e danno la collaborazione facendo qualche nome di basso profilo da mettere al proprio posto. Questi ultimi o non hanno nulla di utile da dire agli inquirenti o tutto da perdere parlando.

Credere all’etica della pena del 41 bis si può, ma è come credere al metodo giustizialista sanguinario di Robespierre, o credere che il Gulag sia stata una forma di difesa della libertà o ancora ritenere i campi di concentramento e di sterminio accettabili come forma emergenziale.

Così, in barba ad ogni supposto principio umano, come per il 41bis: “l’ importante è che ci finiscano le persone giuste”.

Credere che il 41 bis sia etico è credere che il male vada ripagato facendo ancora più male, senza alcun limite: diventa se analizzato bene un vezzo per giustificare il gusto di infierire su gente con già la croce addosso.

Possiamo considerare un mostro questo sistema che continua ad aumentare sanzioni, pene e divieti? Un mostro che farà tabula rasa di tutto ciò che non gradisce continuando a ingurgitare spazi di libertà fra le persone. E’ forse fantascienza?

Dal reprimere ferocemente il conflitto sociale al reprimere il confronto sociale il passo è brevissimo, e ci sono già le avvisaglie.

Pensate se i vostri “nemici” prendessero il potere con un tale sistema cosa potrebbe accadere.

 

MEMORIA

Qualche decennio fa con un sistema infinitamente meno repressivo nella vita reale si viveva peggio o meglio?

Chiedetevelo! E’ importante comprendere se questo continuo aumento di repressione ha migliorato o meno le nostre vite, oppure ci ha fatto diventare solamente più cupi e incattiviti.

Porsi queste domande è uno sforzo fondamentale per capire la direzione in cui stiamo andando.

Non serve richiamarsi a qualche stato scandinavo, che ha praticamente abolito il carcere per iniziare a pensare che bisogna invertire rotta all’interno del nostro modello culturale.

Le condizioni sociali generano la “criminalità” e non il contrario a meno che non giudichiamo criminalità lo stato in quanto tale.

La repressione è la cura dell’oppressore, la cura ai problemi che lui stesso genera. 

Una società senza abissali diseguaglianze, con rapporti comunitari diretti e umani previene la nascita di violenza cieca. Essa deriva solo dalla miseria culturale su cui il governo crea le basi della sua legittimazione.

Vogliamo vedere gente ridotta in miseria e arrestata per un pezzo di pane rubato in un supermercato? Vogliamo accettare in silenzio la nuova totalitaria accusa di terrorismo di piazza per chi protesta in maniera organizzata e risponde alla violenza dei celerini?  E’ questa la strada giusta?

 

COSPITO

Cospito nella sua partita è arrivato ad un punto focale: ha detto no a questa deriva orwelliana, preferendo lasciare la vita che vedersela tolta poco a poco.

Ha segnato, con il clamore della sua azione, che questa deriva esiste e si sta espandendo sempre di più.

Per questo riguarda chiunque. Perché le maglie della repressione e del controllo si stringe nella vita di ognuno, isolandolo. Perché economicamente stiamo sempre peggio e si fa sempre più fatica, e perché sarà sempre più difficile opporsi.

Si è sempre più soli e meno solidali con il prossimo.

 

Prendiamo atto da questa lotta!

 

Recuperiamo capacità di ritrovo non veicolato da strumenti di comunicazione di massa, ritroviamo forme libere di azione e confronto, scordiamoci del teatrino politico e stimoliamo forme di socialità diretta nei nostri contesti di vita.

 

Prima che sia troppo tardi.

 

Respira e cospira.

Atreyu:

Che cos’è questo Nulla?

 

Gmork:

È il vuoto che ci circonda. È la disperazione che distrugge il mondo. Ed io ho fatto in modo di aiutarlo!

 

Atreyu:

Ma perché?

 

Gmork:

Perché è più facile dominare chi non crede in niente.

 

LA LETTERA DI ALFREDO

sabato, Marzo 4th, 2023

LA LETTERA DI ALFREDO
La mia lotta contro il 41 bis è una lotta individuale da anarchico, non faccio e non ricevo ricatti. Semplicemente non posso vivere in un regime disumano come quello del 41 bis, dove non posso leggere liberamente quello che voglio, libri, giornali, periodici anarchici, riviste d’arte, scientifiche e di letteratura e storia.
L’unica possibilità che ho di uscire di qua è quella di rinnegare la mia anarchia e vendermi qualcuno da mettere al posto mio. Un regime dove non posso avere alcun contatto umano, dove non posso più vedere o accarezzare un filo d’erba o abbracciare una persona cara. Un regime dove lo foto dei tuoi genitori vengono sequestrate. Seppellito vivo in una tomba, in un luogo di morte. Porterò avanti la mia lotta fino alle estreme conseguenze, non per un “ricatto”, ma perché questa non è vita. Se l’obiettivo dello Stato italiano è quello di farmi “dissociare” dalle azioni degli/e anarchici/e fuori, sappia che io ricatti non ne subisco. Da buon anarchico credo che ognuno è responsabile delle proprie azioni, e da appartenente alla corrente anti-organizzazione, non mi sono mai “associato” ad alcuno e quindi non posso “dissociarmi” da alcuno. L’affinità è un’altra cosa.
Un anarchico/a coerente non prende le distanza da altri anarchici/e per opportunismo o convenienza. Ho sempre rivendicato con orgoglio le mie azioni (anche nei tribunali, per questo mi ritrovo qui) e mai criticato quelle degli altri compagni/e, tanto meno quindi in una situazione come quella in cui mi ritrovo.
Il più grande insulto per un anarchico/a è quello di essere accusato di dare o ricevere ordini. Quando ero al regime di alta sorveglianza avevo comunque la censura, e non ho mai spedito “pizzini”, ma articoli per giornali e riviste anarchiche. E soprattutto ero libero di ricevere libri e riviste e scrivere libri, leggere quello che volevo, insomma mi era permesso di evolvere, vivere.
Oggi sono pronto a morire per far conoscere al mondo cosa è veramente il 41 bis, 750 persone lo subiscono senza fiatare, mostrificati di continuo dai massmedia.
Ora tocca a me, mi avete prima mostrificato come il terrorista sanguinario, poi mi avete santificato come l’anarchico martire che si sacrifica per gli altri, adesso mostrificato di nuovo come capo della terribile “spectra”. Quando tutto sarà finito, non ho dubbi, portato sugli altari del martirio. Grazie, no, non ci sto, ai vostri sporchi giochetti politici non mi presto.
In realtà il vero problema dello Stato italiano è quello che non si venga a sapere tutti i diritti umani che vengono violati in questo regime, il 41 bis, in nome di una “sicurezza” per la quale sacrificare tutto.
Be’! Ci dovevate pensare prima di mettere un anarchico qui dentro, non so le reali motivazioni o le manovre politiche che ci sono dietro.
Il perché qualcuno mi abbia usato come “polpetta avvelenata” in questo regime.
Era abbastanza difficile non prevedere quali sarebbero state le mie reazioni davanti a questa “non vita”. Uno Stato quello italiano degno rappresentante di un’ipocrisia di un occidente che dà continue lezioni di “moralità” al resto del mondo. Il 41 bis ha dato lezioni repressive ben accolte da stati “democratici” come quello turco (i compagni/e curdi ne sanno qualcosa) e quello polacco.
Sono convinto che la mia morte porrà un intoppo a questo regime e che i 750 che lo subiscono da decenni possano vivere una vita degna di essere vissuta, qualunque cosa abbiano fatto.
Amo la vita, sono un uomo felice, non vorrei scambiare la mia vita con quella di un altro. E proprio perché la amo, non posso accettare questa non vita senza speranza.
Grazie compagni/e del vostro amore
Sempre per l’anarchia
Mai piegato
Alfredo Cospito

 

La resistenza di un professore “disobbediente”.

sabato, Marzo 4th, 2023

Ora che penso che i tempi siano maturi, per trarre spunti di ragionamento mi sono risolto a esternare alcune riflessioni e raccontare la mia esperienza umana e lavorativa nell’ambito del trascorso triennio pandemico.

La mia primissima reazione, come penso sia stata quella di molti di fronte ad una malattia sconosciuta e potenzialmente letale, è stata la paura, unita alla totale mancanza di fiducia nella capacità delle istituzioni di far fronte comune e di mettere in atto interventi pronti ed efficaci, conformi all’entità e alla gravità della situazione. Ho adottato dunque una mia personale linea di condotta volta all’autoisolamento, ancora prima che venissero imposte le chiusure, al fine di preservare la mia salute, quella dei miei familiari e dei miei amici, la cui frequentazione è stata da me interrotta spontaneamente in modo deciso. Ho aderito coerentemente alla scelta dei primissimi lockdown, utili a limitare il più possibile i danni nei confronti di un virus che nel breve periodo si era già rivelato devastante con gli ospedali al collasso. La situazione è degenerata con la chiusura progressiva delle scuole e l’adozione della didattica a distanza alla quale nessuno era realmente preparato. In un primo momento ho tentato di garantire una parvenza di continuità assegnando elaborati e disegni via mail, che dovevano essere consegnati con scadenze elastiche al fine di venire incontro alle difficoltà degli alunni, mentre per la parte teorica della mia materia, mi era impossibile sondare la reale preparazione dei ragazzi a causa della mancanza degli strumenti indispensabili per affrontare le lezioni online, in una materia come arte che richiede forse più delle altre la lezione in presenza.

Nella maggior parte del tempo libero ho studiato, letto e scritto molto per approfondire gli argomenti relativi alla mia materia, ho sperimentato nuove tecniche artistiche, convinto sin da subito che la pandemia sarebbe durata a lungo e che il tempo prezioso doveva essere fatto fruttare.

Conclusa la scuola, molto dubbioso se ascoltare le rassicurazioni relative al calo dei contagi, nonostante le aperture, forte del legame che mi lega al territorio, quasi giornalmente ho iniziato ad esplorare la rete di antichi sentieri perlopiù abbandonati, immerso nel silenzio e nell’isolamento totale. Raccogliendo frutti, erbe, funghi di cui sono a conoscenza, ho sconfinato in territori poco o mai praticati, convinto che la Montagna non dovesse essere solo vista come unica fuga dalla pandemia, ma anche come necessario e prezioso recupero di un sapere perduto, ricca di componenti mistiche intrise di una religione antica, amplificata dalla mia passione per il mondo contadino.

Con la fine di agosto, pur nella convinzione dell’opinione pubblica di un ritorno alla “normalità”, ero sicuro che sarebbe ricominciato tutto con l’arrivo del freddo ed era dunque indispensabile prepararsi per tempo alla clausura dell’inverno: così unitamente ai materiali per la pittura ho predisposto webcam e microfono per sostenere al meglio le lezioni online. Infatti, come previsto, con l’inizio della scuola e cambiata sede, si sono alternati i periodi di DAD alle chiusure per l’elevato numero di contagi. Con i permessi ci si poteva recare dal lavoro alla montagna vicina e questo mi dava la possibilità di continuare le uscite non solo sui monti di casa ma anche in quelli dell’alta valle, nel fitto di boschi immersi nelle brume autunnali o coperti dalla neve dell’inverno.

La difficoltà maggiore era rappresentata dalla scuola, unico ambiente a rischio nei periodi di lezione in presenza, problema aggirato adottando scrupolosamente mascherina, disinfettanti sempre a portata di mano e svolgendo lezione dalla cattedra praticamente incollata alla parete di fondo, accanto alla finestra aperta. Facevo volentieri ogni mattina il tampone prescritto, da me ritenuto sempre unico modo possibile e sicuro per tutelare la salute di chi mi stava vicino. Nel corso dell’anno scolastico, con le scuole nuovamente chiuse per la pandemia, ho organizzato un metodo di lavoro attraverso le lezioni online per cercare di operare al meglio e formulare dei voti attendibili e reali: facevo lezione nelle ore curricolari e con la disponibilità degli alunni, dedicavo gratuitamente interi pomeriggi alle interrogazioni a coppie, in tempi scanditi di mezzora ciascuno fino a sera. Un lavoro immane e faticoso del quale vado particolarmente fiero e del quale non sono mai stato riconosciuto. Intanto si iniziava a vociferare della scoperta di un vaccino, considerato già da molti speranzosi la soluzione definitiva alla pandemia. Dopo tante parole da parte di istituzioni e media fatte di incoerenza e cambi di rotta improvvisi, la ritenevo una soluzione molto fantasiosa e un gran poco credibile, consapevole che per la scienza, ci sarebbero voluti anni per conoscere ed elaborare una soluzione sicura, senza effetti collaterali, atta a contrastare efficacemente il covid. Eppure l’entusiasmo crescente e la propaganda mediatica martellante e violenta, seguita presto da decisioni politiche impositive, hanno scelto il vaccino come unica e sola strategia in grado di eliminare il virus, scartando a priori e mettendo al bando qualsiasi altra soluzione.

Dapprima consigliato è diventato presto obbligatorio prima per i sanitari, poi anche per gli insegnanti. Restando coerente alla mia scelta, che mi aveva già comportato numerosi sacrifici dal punto di vista lavorativo e sociale, sono rimasto fermo sulla mia posizione mentre tra i colleghi c’era chi sosteneva a spada tratta i provvedimenti dell’obbligo e altri, dapprima fermamente convinti nel contrastarli, vi si sono immediatamente sottomessi per i più svariati motivi. Questa mia decisione personale è stata sostenuta anche dalla convinzione che il ruolo di insegnante imponga l’educazione al pensiero autonomo e alla libera scelta. La fortissima chiusura mentale e propaganda mediatica non ha fatto altro che amplificare l’odio sociale e lo scontro tra le due parti, “provax” e “novax”. Da un lato la scienza, vista ora non più come ricerca e sperimentazione ma come fede incrollabile nel vaccino come unico dogma e dall’altra quelli contro, a prescindere dalla scelta: tutti “novax”, uniformati al pubblico più negazionista ed estremista che, sin dalle prime chiusure, manifestavano in massa senza alcuna sensibilità, rispetto o riguardo per la salute altrui. Inizialmente le spese sempre più alte per pagare i tamponi ogni mattina, successivamente anche il ricatto lavorativo, talmente ingiusto rispetto al tanto lavoro e sacrificio non ripagati, mi ha reso ancor più ostinato, intransigente e determinato a mantenere la mia posizione, ora per una questione di principio.

Riconosco di essere stato più fortunato di altri nel prendere le mie decisioni perché la mia famiglia mi ha sostenuto economicamente, ma conoscendo il mio carattere avrei adottato la stessa linea di condotta anche se mi fossi trovato in grave stato di indigenza. Le reazioni all’interno della scuola sono state le più diverse, dai pochissimi che comprendevano la situazione complessa, tra cui alcuni genitori che mi hanno manifestato la loro più genuina solidarietà e che ricorderò per sempre e ai quali va la mia più profonda riconoscenza, al silenzio e all’indifferenza della quasi totalità dell’organico scolastico fino ai più astiosi e inflessibili, che a stento tolleravano la mia presenza e “disobbedienza”, togliendomi il saluto e guardandomi entrare a scuola quasi schifati. Dopo il difficile abbandono delle mie classi, ho approfittato dei tre mesi di sospensione per continuare nello studio e nella ricerca.

Sono stato successivamente reintegrato a scuola e impiegato, come prevedeva il decreto, in mansioni diverse dall’insegnamento, con il divieto categorico di entrare in classe e addirittura di vedere i ragazzi, nella discriminazione e nell’indifferenza quasi totali. Questo nonostante fossi l’unico a garantire la sicurezza con il tampone effettuato d’obbligo, risultato in due anni di pandemia sempre negativo, mentre la quasi totalità dei colleghi vaccinati era a casa più volte contagiata e la scuola tentava di far fronte alla complicata situazione delle assenze in classe assumendo supplenti disponibili oltre le graduatorie esaurite. Essendo stato privato della mia qualità di insegnante, ho cercato tuttavia di mostrare la massima disponibilità e collaborazione nell’ambiente della segreteria, anche se assegnato alle mansioni più monotone.

Tornato quest’anno scolastico alla serenità di un ambiente lavorativo “normale”, auspico che questa mia esperienza, insieme a tante altre, forse più devastanti della mia, possa far capire quanto siano sbagliate e controproducenti le derive autoritarie, imposizioni e obblighi, che non hanno portato a nulla di buono se non alla conseguenza di amplificare odio e divisioni fra la gente e sono stati la negazione delle libertà e delle scelte personali, che dovrebbero essere perseguite sempre nel rispetto dell’altro ma anche con maggiore coraggio, determinazione e coerenza.

Baronchelli Giovanni