Archive for Gennaio, 2021

Il giorno della memoria

mercoledì, Gennaio 27th, 2021

Mi ha stupito oggi ascoltare tante parole e leggere sui social e non solo molti post e condivisioni, tante frasi cariche di significato, tanti aforismi così ludici nel trasmettere dei sentimenti, riguardanti la ricorrenza del giorno della memoria, giornata internazionale istituita, nel giorno della liberazione dei russi del campo di eliminazione di Auschwitz, per ricordare le vittime dell’olocausto.

Mi ha stupito in positivo perché ho percepito (povero illuso…) che forse un certo sentimento di sdegno rispetto a quei fatti è comune e assodato in buona parte della nostra società ma parallelamente mi ha fatto fare un pensiero amaro rispetto a chi oggi, nel concreto e nella quotidianità, continua ad opporsi a quegli abomini umani.

Sono fortunatamente molti, ma nello specifico parlo delle donne e degli uomini che hanno imbracciato le armi del coraggio e della coerenza e sono andati a combattere militarmente un concetto fascista di società, un regime autoritario e patriarcale e che dalle placide vite di uno stato occidentale sono andate e andati in Curdistan contro lo stato islamico e la Turchia.

Loro hanno fatto tesoro della Memoria che permette di conoscere i meccanismi che hanno portato all’instaurarsi del fascismo, che fa capire come si sia affermato e come sia stato assorbito più o meno passivamente dalla gente e che ha avuto come triste epilogo l’olocausto che in questa giornata vuole essere ricordato.

E lo stato lo sa ed è per questo che li ha pagati con una moneta molto simile al conio degli anni 30 e 40.

A queste persone è stata affibbiata la sorveglianza speciale, provvedimento che viene direttamente dall’impianto repressivo del codice Rocco approvato in piena era fascista e tranquillamente riproposto senza che nessuno se ne preoccupi, anche oggi.

Credo sia proprio quando dalla memoria si passi all’azione che l’essenza stessa del concetto di stato emerga insieme all’ipocrisia della libertà concessa e che non può tollerare che oltre all’apparenza di un post o di un sentire si vada poi nella pratica quotidiana.

Ed è per questo che viene usato il bastone della repressione nei confronti di coloro che hanno saputo andare oltre alla commozione e al raccoglimento che questa giornata riserva e in prima persona si sono messi in gioco e hanno messo in gioco il bene più prezioso che abbiamo, la vita e il nostro amore per difendere l’idea universale di libertà e per bloccare sul nascere le basi che portano ad un certo futuro nuovo olocausto.

Senza scomodare Brecht o Martin Niemöller del prima verranno gli zingari e poi, quando tutti saranno presi, non verrà più nessuno a salvarci, assolutamente pertinente per questa giornata, voglio concludere con questa breve riflessione:

la Memoria oltre a darci la forza e la consapevolezza per evitare di commettere gli stessi errori del passato, ci rende consapevoli che la nostra Libertà passa solo dal nostro impegno diretto e quotidiano, ricordando le vittime, odiando i carnefici e smascherando le ipocrisie fondamento del fascismo insito nell’idea stessa di stato.

Pernice Nera

I social network e l’angolo degli oratori

sabato, Gennaio 16th, 2021

 

In questi giorni, a seguito della “sommossa” di Washington, è montata la protesta per la chiusura del profilo Twitter dell’ex presidente degli Stati Uniti Trump. Molti hanno gridato al complotto, molti ad una dittatura molte sono state le reazioni in tutto il mondo.

Anche in Italia, nel settembre 2019, abbiamo assistito alla chiusura dei profili social della galassia neofascista e già allora era stato fantastico, nel senso etimologico del termine “suggestivamente insolito o irreale” sentire questi soggetti gridare alla censura, visto e considerato che, oggi, le politiche di stato contro la libertà di espressione sono promosse proprio da quei politici amici o affini a quell’area, dalla Polonia all’Ungheria, o che vogliono l’unione tra stato e chiesa come la Turchia. Ma anche da stati come l’impenetrabile Corea del Nord che lo scorso ottobre si vantava di avere 0 contagi, una muraglia al virus e alla libertà ma con un grande sistema sanitario.

Facendo un parallelo la censura applicata sotto le dittature novecentesche, sia fasciste che di ispirazione comunista, era caratterizzata da ordini diretti e precisi espressi dal potere centrale e applicata dalle sue diramazioni periferiche mentre ciò che è successo oggi o nel 2019 è stato deciso dai consigli di amministrazione dei vari social che, appellandosi alla propria politica societaria, hanno voluto così tutelare la propria immagine o meglio i propri interessi economici.

La censura ad orologeria che ha colpito Trump, ma anche molti altri, non è scattata nel momento più utile per sollevare le sorti della popolazione umana dall’abisso della disinformazione, ma è scattata quando l’utile dei vari social è stato messo in discussione, perché i vari Trump o tutti quelli che negli anni sono stati annichiliti non sono nuovi ad avere veicolato messaggi d’odio o di esclusione o le famigerate fake news. Una bella ipocrisia.

Quindi non c’è da stupirsi che queste aziende private abbiano difeso i loro interessi economici limitando chi col suo agire, col dire e con i post, ha scoraggiato gli investitori, come non c’è da stupirsi se Libero quotidiano non ospita Vauro o se il Manifesto non ospita Fiore. Tutti questi soggetti perseguono fini economici o politici che per ovvi motivi comportano una selezione delle informazioni da veicolare.

E se da un lato i fini di queste società sono chiari e non possiamo stupirci per queste scelte, non possiamo non aggiungere un elemento a questa riflessione. Ma davvero dobbiamo delegare la libertà di informazione ai social network arrendendoci così al dominio della tecnologia su di noi? Perché sono tante le persone che pensano, scrivono e elaborano idee, certo bisogna avere il tempo e la voglia di affrontare lo scoglio di una lettura che va oltre i 280 caratteri di un tweet o di una didascalia sotto un’immagine (per farvi capire questo paragrafetto vale una volta e mezza un tweet).

Non si può pensare che oscurando profili si possa limitare il propagarsi di certe idee, forse il problema non è chi promuove un messaggio ma di chi lo recepisce. Se una persona si mettesse ad Hyde Park a Londra sul gradino più alto dello Speakers’ Corner, l’angolo degli oratori, ad enunciare le sue teorie riportanti incesti tra alieni e esseri umani e venisse seguito da migliaia di persone, dovremmo farlo tacere o preoccuparci per il suo seguito?

Oggi l’angolo degli oratori si è trasferito nella dimensione metafisica dei social network dove tutti possono riversare le proprie vanità, le proprie idee ma anche la propaganda politica. Se ci pensate ormai le conferenze stampa, che erano i momenti in cui i politici dettavano la propria linea in pubblico e informavano i media, sono limitatissime, quello che oggi fanno è postare sui social e i vari media riprendono quei messaggi.

Messaggi che contengono di tutto, dai selfie coi gatti, alle sciacallate del momento ma anche le direttive politiche, gli slogan o i dettami di quelle che vengono definite teorie del complotto. I social oggi sono dei fantastici vespasiani con degli ampi archi e dei grandi specchi in cui è splendido mostrarsi, incensarsi e dare eco alle proprie idee ma che non possono in alcun essere considerati luoghi dove si formano le coscienze.

Togliere importanza ai social è centrale per abbattere l’idea che se ho un luogo dove posso esprimermi allora ho la libertà di espressione e di comprendere ciò che gli altri dicono. L’angolo degli oratori ne è l’esempio più lampante, perché non è facendo un parcheggio sopra quel parco che si può pensare di risolvere il problema delle masse che oggi credono nelle teorie degli incesti tra alieni e umani.

E ci sono davvero.

E a conclusione diciamo che il fascismo, il neofascismo e quelle ideologie sono un abominio, non tanto perché così è previsto da qualche legge o è scritto nella costituzione, ma perché sono l’essenza della privazione delle libertà tra cui quella di espressione, fondamento del loro esistere, e relegare quelle idee alle fogne è compito nostro e della nostra quotidianità, non certo di uno Zuckerberg di passaggio che, con l’ipocrisia tipica, a seconda dell’interesse economico del momento oscura loro qualche profilo social.

Come sempre l’agire è nostro.

Il nuovo decreto sicurezza 2: la questione migrante

martedì, Gennaio 5th, 2021

Prosegue con questo secondo scritto l’analisi del decreto legislativo 130/2020 dal titolo “Disposizioni urgenti in materia di immigrazione e sicurezza” approvato al senato lo scorso 18 dicembre dopo un lungo dibattimento che ha visto anche le classiche sceneggiate parlamentari tipiche del teatrino della politica e passato sotto il nome di nuovo decreto sicurezza.

In questo articolo concentreremo le valutazioni sulle norme riguardanti il tema immigrazione.

La loro analisi non può prescindere da una considerazione di fondo, fondamentale, che abbiamo già accennato nel precedente articolo. Questo nuovo decreto non va a scardinare l’impostazione voluta dalla destra che lega il tema immigrazione al tema sicurezza sdoganando così il legame migrante-criminale, ma la recepisce e la modifica in funzione della necessaria propaganda del momento.

Il tutto nel vacuo tentativo di rendere illegale e inumano ciò che è umano e naturale, migrare; nel 2019 dall’Italia sono emigrate 131mila persone, il 40% sotto i 35 anni. Numeri non confermati nel 2020, anno in cui gli spostamenti sono stati bloccati a causa del virus, ma che pensiamo possano riallinearsi appena ci si potrà nuovamente muovere, essendo presumibilmente mutate in peggio le cause che hanno portato a questo esodo.

Cosa differenzia questa umanità migrante da quella che proviene da altri paesi o che sta seguendo la rotta balcanica o cercando di attraversare il Mediterraneo?

Tanti aspetti differenziano questa umanità, ma uno è sostanziale: la prima si può spostare liberamente la seconda no, perché è priva o privata dei documenti, passaporti, visti e carte bollate, ed è su questo principio di legalità e su questa impalcatura burocratica che si fondano questi decreti e si formano le barriere impenetrabili e i drammi di chi, per necessità, si sposta. Non è difficile constatare come imprenditori pakistani, libici, afgani e provenienti dall’Africa possano tranquillamente arrivare in Europa su un comodo volo charter.

Analizzando gli articoli del decreto riscontriamo aspetti conflittuali con il precedente, per esempio è stato previsto il ripristino del rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale, cancellato col precedente, che amplia la platea di chi potrà richiederlo e che assieme agli altri permessi previsti potrà essere convertito in permesso di lavoro subordinato. Toglie dalle mani del questore il potere di discrezionalità nella valutazione dei “seri motivi” che possono portare al rifiuto o revoca del permesso di soggiorno, fatto salvo il rispetto degli obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano, indicando così che le questure non stessero seguendo questi obblighi?

Introduce inoltre la figura dei migranti climatici, importante valutazione concettuale, ma che denota una dissociazione dalla realtà che vuole l’emergenza climatica globale e non localizzata in determinate aree, generalmente a sud.

Viene ampliata la possibilità di vietare l’espulsione dal territorio italiano per quei migranti che rischiano di essere sottoposti a tortura o trattamento inumano e degradante nel proprio Paese, ed è un cortocircuito normativo che venga previsto questo divieto proprio in Italia dove, anche in mancanza di una legislazione sulla tortura o che ne limiti l’impunità, gli stessi trattamenti sono stati e vengano quotidianamente applicati dalle forze dell’ordine. Sarebbe interessante che ci spiegassero quale trattamento “umano” viene applicato in carcere.

Per quanto riguarda l’azione delle ong sono state cancellate le sanzioni amministrative e la confisca delle imbarcazioni previste dal precedente decreto, ma sono stati aggiunti dei paletti sulla possibilità di movimento in mare e sull’obbligo di concordare le operazioni di recupero con le autorità italiane, nel tentativo di riportare sotto un controllo stringente e sotto le logiche utilitaristiche l’azione di queste realtà che perseguono fini diversi.

Quindi analizzando gli articoli possiamo dire che le modifiche contenute nel testo, seppur agli occhi dei più parrebbero più umane, nella realtà risultano miopi e perfettamente nel solco tracciato da anni di politiche vergognose, non ci possiamo dimenticare i lager di Minniti in Libia. Uno specchietto per allodole per questi sinceri democratici che presi dalla frega per avere cancellato i decreti della destra (schizofrenia al pari dell’abolizione della povertà dei loro attuali alleati di governo) voltano lo sguardo a ciò che le loro politiche criminali hanno fatto.

Uno stillicidio di scempi e crimini, di violenze contro l’indole umana migrante, mai accettata come fatto naturale ma semplicemente ri-normata da questo decreto sicurezza.

Valsabbin* Refrattr*