Il nuovo decreto sicurezza 2: la questione migrante

Prosegue con questo secondo scritto l’analisi del decreto legislativo 130/2020 dal titolo “Disposizioni urgenti in materia di immigrazione e sicurezza” approvato al senato lo scorso 18 dicembre dopo un lungo dibattimento che ha visto anche le classiche sceneggiate parlamentari tipiche del teatrino della politica e passato sotto il nome di nuovo decreto sicurezza.

In questo articolo concentreremo le valutazioni sulle norme riguardanti il tema immigrazione.

La loro analisi non può prescindere da una considerazione di fondo, fondamentale, che abbiamo già accennato nel precedente articolo. Questo nuovo decreto non va a scardinare l’impostazione voluta dalla destra che lega il tema immigrazione al tema sicurezza sdoganando così il legame migrante-criminale, ma la recepisce e la modifica in funzione della necessaria propaganda del momento.

Il tutto nel vacuo tentativo di rendere illegale e inumano ciò che è umano e naturale, migrare; nel 2019 dall’Italia sono emigrate 131mila persone, il 40% sotto i 35 anni. Numeri non confermati nel 2020, anno in cui gli spostamenti sono stati bloccati a causa del virus, ma che pensiamo possano riallinearsi appena ci si potrà nuovamente muovere, essendo presumibilmente mutate in peggio le cause che hanno portato a questo esodo.

Cosa differenzia questa umanità migrante da quella che proviene da altri paesi o che sta seguendo la rotta balcanica o cercando di attraversare il Mediterraneo?

Tanti aspetti differenziano questa umanità, ma uno è sostanziale: la prima si può spostare liberamente la seconda no, perché è priva o privata dei documenti, passaporti, visti e carte bollate, ed è su questo principio di legalità e su questa impalcatura burocratica che si fondano questi decreti e si formano le barriere impenetrabili e i drammi di chi, per necessità, si sposta. Non è difficile constatare come imprenditori pakistani, libici, afgani e provenienti dall’Africa possano tranquillamente arrivare in Europa su un comodo volo charter.

Analizzando gli articoli del decreto riscontriamo aspetti conflittuali con il precedente, per esempio è stato previsto il ripristino del rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale, cancellato col precedente, che amplia la platea di chi potrà richiederlo e che assieme agli altri permessi previsti potrà essere convertito in permesso di lavoro subordinato. Toglie dalle mani del questore il potere di discrezionalità nella valutazione dei “seri motivi” che possono portare al rifiuto o revoca del permesso di soggiorno, fatto salvo il rispetto degli obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano, indicando così che le questure non stessero seguendo questi obblighi?

Introduce inoltre la figura dei migranti climatici, importante valutazione concettuale, ma che denota una dissociazione dalla realtà che vuole l’emergenza climatica globale e non localizzata in determinate aree, generalmente a sud.

Viene ampliata la possibilità di vietare l’espulsione dal territorio italiano per quei migranti che rischiano di essere sottoposti a tortura o trattamento inumano e degradante nel proprio Paese, ed è un cortocircuito normativo che venga previsto questo divieto proprio in Italia dove, anche in mancanza di una legislazione sulla tortura o che ne limiti l’impunità, gli stessi trattamenti sono stati e vengano quotidianamente applicati dalle forze dell’ordine. Sarebbe interessante che ci spiegassero quale trattamento “umano” viene applicato in carcere.

Per quanto riguarda l’azione delle ong sono state cancellate le sanzioni amministrative e la confisca delle imbarcazioni previste dal precedente decreto, ma sono stati aggiunti dei paletti sulla possibilità di movimento in mare e sull’obbligo di concordare le operazioni di recupero con le autorità italiane, nel tentativo di riportare sotto un controllo stringente e sotto le logiche utilitaristiche l’azione di queste realtà che perseguono fini diversi.

Quindi analizzando gli articoli possiamo dire che le modifiche contenute nel testo, seppur agli occhi dei più parrebbero più umane, nella realtà risultano miopi e perfettamente nel solco tracciato da anni di politiche vergognose, non ci possiamo dimenticare i lager di Minniti in Libia. Uno specchietto per allodole per questi sinceri democratici che presi dalla frega per avere cancellato i decreti della destra (schizofrenia al pari dell’abolizione della povertà dei loro attuali alleati di governo) voltano lo sguardo a ciò che le loro politiche criminali hanno fatto.

Uno stillicidio di scempi e crimini, di violenze contro l’indole umana migrante, mai accettata come fatto naturale ma semplicemente ri-normata da questo decreto sicurezza.

Valsabbin* Refrattr*

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