Archive for Gennaio, 2019

Decreto insicurezza: caccia al povero

mercoledì, Gennaio 30th, 2019

Con questo secondo articolo continuiamo l’analisi delle norme contenute nel decreto sicurezza, approvato lo scorso dicembre, soffermandoci su quell’aspetto propagandistico di “lotta alla povertà” con cui si giustificano alcune di esse, e smascherando quella che nella realtà rappresenta un’ulteriore percossa ai poveri e alle loro manifestazioni di dissenso.

Parte di queste norme sono contenute nel Titolo III: “Disposizioni in materia di occupazione di immobili”, che verranno analizzate nel dettaglio; altre ne troviamo nella struttura con cui è stato pensato questo decreto, scritto nel solco di quelli approvati dagli ultimi governi.

Altro che “eliminazione della povertà”. Con il decreto Sicurezza e le modifiche che questo impone in materia di controllo sociale e gestione migranti quello che si profila è a tutti gli effetti ciò che senza imbarazzi possiamo definire una guerra dichiarata ai subalterni, volta a peggiorare le condizioni e le opportunità di vita dei meno abbienti – italiani e stranieri allo stesso modo – e a colpire chiunque alzi la testa.

Evitando fraintendimenti del tipo “e allora il PD?” precisiamo che l’acclamato decreto si va ad inserire in perfetta continuità con le politiche dei governi precedenti, condito solamente da una propaganda di diverso colore.

Dietro le quinte continua la costante riduzione dei diritti dei lavoratori e le manovre penali che vanno a colpire, come abbiamo visto nel primo articolo, le forme che si sono date maggiormente le lotte sociali nell’ultimo decennio, dal blocco stradale al corteo spontaneo, dal picchetto all’occupazione di immobili per far fronte all’emergenza abitativa.

 

A tal proposito il “Piano casa” del governo Renzi nel 2014 introdusse “Norme specifiche per la lotta all’occupazione abusiva di immobili”, bloccando la possibilità di richiedere la residenza e l’allacciamento a pubblici servizi di luce, acqua e gas a chi occupava una casa abusivamente.

Oggi col decreto viene colpita la possibilità di avere un alloggio per i poveri, aumentando considerevolmente le pene per gli occupanti, e prevede dei censimenti (di cui se ne occupano anche aziende a partecipazione privata) sulle occupazioni di immobili e dei piani provinciali per meglio eseguire i provvedimenti di sgombero.

Facile immaginare che al posto di ottimizzare, migliorare e meglio gestire le pubbliche assegnazioni di un alloggio, vengono sempre più colpite le lotte sociali.

Come abbiamo visto anche nel primo articolo, il disegno è chiaro ed è diretto a penalizzare pesantemente tutte le forme di dissenso.

 

Insomma, con il decreto Sicurezza il governo intensifica il controllo sociale e lascia sempre meno spazio di libertà e opposizione. Incappare in contravvenzioni o peggio in sanzioni penali è molto più facile per chi non ha niente dal momento in cui nessun diritto è garantito e il costo sempre più alto della quotidianità impone la necessità perlomeno di un lavoro stabile. Il prezzo della “sicurezza”, è accettare la precarietà.

 

A proposito di precarietà, sempre in linea con i governi precedenti, vogliamo aprire una parentesi sul reddito di cittadinanza, introdotto come una svolta sul piano sociale, ma che possiamo considerare come parte di un sistema di sfruttamento.

Basti pensare che per mantenere l’assegno è necessario accettare lavori proposti sempre più lontano dalla propria residenza accettando quindi la prima proposta dell’agenzia interinale di turno.

Questo inoltre, data la maggior incidenza della povertà nel Sud Italia, vede in maggior ragione la necessità di migrare al Nord, dove il costo di vita ha una soglia più alta rispetto alla somma erogata, inizialmente prospettata ad un massimo di 780 euro e ritoccata al ribasso con gli ultimi sviluppi.

Reddito di “cittadinanza” (che ricordiamo non è concesso agli stranieri con meno di dieci anni di residenza) che non concede, casomai fosse possibile, la possibilità di accumulo (risparmio mensile) ma deve essere interamente consumato.

 

Col decreto sicurezza la precarizzazione e la ricattabilità la troviamo applicata anche ai migranti che dopo il lungo iter hanno acquisito il permesso di soggiorno e per i “casi speciali” di rilascio del permesso di soggiorno che sono vincolati ad un contratto a tempo indeterminato per mantenerlo; cosa che ha una sua logica ma che ovviamente li rende soggetti a qualsiasi tipo di intimidazione, per la felicità di cooperative e consorzi che si aggiudicano i grossi appalti e lucrano sullo sfruttamento utilizzando il ricatto come arma contrattuale.

 

Veri e propri regali alle imprese che da parte loro ricevono invece finanziamenti dallo stato e quelle che sembrano norme anti-divano sono in realtà una spinta verso le grinfie delle agenzie per l’impiego e un affarone per i soliti noti.

 

Poveri italiani e poveri migranti che condividono lo stesso destino fatto di precarietà e sfruttamento, alla faccia di chi utilizza slogan come “prima gli italiani”. Ci si dovrebbe chiedere quali…

 

La propaganda a cui siamo abituati e sulla quale innegabilmente l’attuale governo ha costruito la propria politica non può che precipitare di fronte ai fatti: la sicurezza che vogliamo è fatta di casa, sanità, lavoro e dignità e la lotta di cui necessita è quella allo sfruttamento e alla precarietà che ci vogliono imporre.

Non di leggi che si accaniscono sul migrante, di polizia e telecamere, pistole

elettriche e sanzioni per chi manifesta un’idea diversa o chiede diritti.

Invitiamo a riflettere su come queste mosse di governo stiano fortificando un sistema di gerarchizzazione e sorveglianza, riducendo la possibilità di esprimere dissenso. E a pensare, perché un giorno potreste trovarvi a dissentire e scoprirete che sarà troppo tardi.

 

Arrivederci al prossimo articolo

 

Valsabbin* Refrattar*

Decreto insicurezza

giovedì, Gennaio 24th, 2019

Il 5 ottobre 2018 è entrato in vigore il decreto di legge n. 113 il cosiddetto decreto sicurezza, incluso tra i punti del “contratto di governo” stipulato dal Movimento 5 Stelle (che per semplicità nell’articolo abbrevieremo in m5s) e dalla Lega successivamente alla formazione del governo.
Il decreto, che incorpora misure sull’immigrazione, cosa alquanto strana e che già di per sé rende evidente l’intento propagandistico legando la sicurezza all’immigrazione, pone tra la sicurezza come punto fondamentale, con una serie di norme liberticide.
Questo è il primo articolo di tre che vogliono avere la presunzione di analizzare e criticare nella sostanza questo decreto, smontando pezzo pezzo l’alone propagandistico che lo circonda parlando nel dettaglio delle norme in esso contenute.
I 3 articoli tratteranno in ordine della lotta alla repressione e al dissenso, della non gestione della questione migrante e della lotta che da anni continua contro i poveri e non certo contro la povertà.
In questo primo articolo affronteremo quindi le norme che riguardano la lotta alla repressione e al dissenso contenute nel Titolo II del decreto, che riporta l’altisonante nome “disposizioni in materia di sicurezza pubblica, prevenzione e contrasto al terrorismo e alla criminalità mafiosa”.
Lo vogliamo fare partendo dalle norme repressive che estendono il campo di applicazione del daspo anche alle persone semplicemente indagate.
Il daspo (acronimo di Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) per chi non lo sapesse, è un provvedimento adottato per contenere e limitare l’accesso alle manifestazioni sportive degli ultras ed è stato esteso nel 2017 a molte categorie, categorie considerate socialmente pericolose come spacciatori o parcheggiatori abusivi ma anche a chi partecipa a manifestazioni pubbliche.
Con l’articolo 20 del decreto sicurezza si estende l’ambito di applicazione del divieto ai luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive, fiere, mercati, spettacoli pubblici, e forse anche presidi sanitari anche a chi è solo indagato e considerando che il daspo è un provvedimento poliziesco emanato dal questore, dal sindaco o dal prefetto senza passare dal potere giudiziario, ci deve fare riflettere sull’intento che muove il suo utilizzo.
Fatto degli ultimi giorni è l’approvazione da parte del consiglio comunale di Lonato del daspo urbano a 13 persone che hanno avuto solo la colpa di presentarsi muniti di uno striscione ad un’assemblea indetta dalla Coldiretti sul tema della Tav.
In questo link trovate le motivazioni che hanno spinto il consiglio comunale ad approvare il daspo. Se questa non è repressione di una forma pacifica del dissenso non sappiamo cosa sia.
https://www.comune.lonato.bs.it/comunicato_stampa/applicato-il-%E2%80%9Cdaspo-urbano%E2%80%9D-ai-disturbatori-del-convegno-coldiretti
Il primo daspo urbano in provincia di Brescia è stato dato proprio nella nostra valle ad uno spacciatore di Idro. Riscontriamo che il suo temporaneo allontanamento non ha certo risolto il problema della droga in valle, ma questo aspetto forse ci fa balzare agli occhi che la repressione senza prevenzione non potrà mai risolvere un problema così, ma forse questo è un altro discorso
Continuiamo parlando delle norme che autorizzano la sperimentazione del taser per i comuni con più di 100000 abitanti. Il taser è una pistola che lancia una scossa elettrica che vogliono far passare come strumento contenitivo. In realtà è un’arma offensiva a tutti gli effetti e questo aspetto lo riscontriamo nelle ricerche effettuate nei paesi che già lo utilizzano. Negli stati uniti d’America si contano più di 1000 morti dalla sua introduzione e il 90% delle persone uccise con questa arma risultavano disarmate (dati Amnesty international). Al di là della sua mortalità, chi lo utilizza è consapevole e formato sulla sua pericolosità? Non ci è dato sapere.
Assurdo è poi l’innalzamento delle pene da 2 ad un massimo di 12 anni per chi effettua un blocco stradale, blocco stradale che è tra i principali metodi di manifestazione pacifica del dissenso.
Fa veramente ridere ed è dimostrazione di una pochezza politica che rasenta la malfidenza, la proposta del m5s che, per voce di Di Maio, elogia e offre la piattaforma Rousseau ai gilet gialli francesi che hanno fatto dei blocchi stradali fondamento della loro protesta. Protesta tra l’altro iniziata per l’aumento del prezzo dei carburanti, argomento trattato in campagna elettorale sia dalla lega che dal m5s e che una volta saliti al potere non ha avuto alcun seguito.
O come l’aumento dello stanziamento per più di 49 milioni di euro all’anno dal 2019 al 2025 per le forze di polizia e dei vigili del fuoco, aumento non giustificabile vista la diminuzione dei reati su scala nazionale.
Nel 2018 il dossier del Viminale sulla criminalità conferma il trend in negativo dei reati quali furti, rapine e omicidi (tranne gli omicidi di genere i cosiddetti femminicidi) quindi ci chiediamo, a cosa serva questo inasprirsi delle pene e questo aumento dei fondi agli organi di controllo e repressione?.
Sicuramente una stretta autoritaria è in atto e storicamente le restrizioni delle libertà personali sono state anticipatorie delle peggiori dittature.
Concludiamo questo articolo con questa frase di Benjamin Franklin, scienziato e politico americano vissuto nel 1700 ” Chi rinuncia alla libertà per raggiungere la sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza.”
Il disprezzo della classe politica, di chi possiede o vuole possedere il potere, oggi come allora risulta evidente e deve essere compito nostro fiutare gli imbrogli e opporci con qualsiasi mezzo a questi continui soprusi.
Arrivederci al prossimo articolo.

Valsabbin* Refrattar*