Decreto insicurezza
Il 5 ottobre 2018 è entrato in vigore il decreto di legge n. 113 il cosiddetto decreto sicurezza, incluso tra i punti del “contratto di governo” stipulato dal Movimento 5 Stelle (che per semplicità nell’articolo abbrevieremo in m5s) e dalla Lega successivamente alla formazione del governo.
Il decreto, che incorpora misure sull’immigrazione, cosa alquanto strana e che già di per sé rende evidente l’intento propagandistico legando la sicurezza all’immigrazione, pone tra la sicurezza come punto fondamentale, con una serie di norme liberticide.
Questo è il primo articolo di tre che vogliono avere la presunzione di analizzare e criticare nella sostanza questo decreto, smontando pezzo pezzo l’alone propagandistico che lo circonda parlando nel dettaglio delle norme in esso contenute.
I 3 articoli tratteranno in ordine della lotta alla repressione e al dissenso, della non gestione della questione migrante e della lotta che da anni continua contro i poveri e non certo contro la povertà.
In questo primo articolo affronteremo quindi le norme che riguardano la lotta alla repressione e al dissenso contenute nel Titolo II del decreto, che riporta l’altisonante nome “disposizioni in materia di sicurezza pubblica, prevenzione e contrasto al terrorismo e alla criminalità mafiosa”.
Lo vogliamo fare partendo dalle norme repressive che estendono il campo di applicazione del daspo anche alle persone semplicemente indagate.
Il daspo (acronimo di Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) per chi non lo sapesse, è un provvedimento adottato per contenere e limitare l’accesso alle manifestazioni sportive degli ultras ed è stato esteso nel 2017 a molte categorie, categorie considerate socialmente pericolose come spacciatori o parcheggiatori abusivi ma anche a chi partecipa a manifestazioni pubbliche.
Con l’articolo 20 del decreto sicurezza si estende l’ambito di applicazione del divieto ai luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive, fiere, mercati, spettacoli pubblici, e forse anche presidi sanitari anche a chi è solo indagato e considerando che il daspo è un provvedimento poliziesco emanato dal questore, dal sindaco o dal prefetto senza passare dal potere giudiziario, ci deve fare riflettere sull’intento che muove il suo utilizzo.
Fatto degli ultimi giorni è l’approvazione da parte del consiglio comunale di Lonato del daspo urbano a 13 persone che hanno avuto solo la colpa di presentarsi muniti di uno striscione ad un’assemblea indetta dalla Coldiretti sul tema della Tav.
In questo link trovate le motivazioni che hanno spinto il consiglio comunale ad approvare il daspo. Se questa non è repressione di una forma pacifica del dissenso non sappiamo cosa sia.
https://www.comune.lonato.bs.it/comunicato_stampa/applicato-il-%E2%80%9Cdaspo-urbano%E2%80%9D-ai-disturbatori-del-convegno-coldiretti
Il primo daspo urbano in provincia di Brescia è stato dato proprio nella nostra valle ad uno spacciatore di Idro. Riscontriamo che il suo temporaneo allontanamento non ha certo risolto il problema della droga in valle, ma questo aspetto forse ci fa balzare agli occhi che la repressione senza prevenzione non potrà mai risolvere un problema così, ma forse questo è un altro discorso
Continuiamo parlando delle norme che autorizzano la sperimentazione del taser per i comuni con più di 100000 abitanti. Il taser è una pistola che lancia una scossa elettrica che vogliono far passare come strumento contenitivo. In realtà è un’arma offensiva a tutti gli effetti e questo aspetto lo riscontriamo nelle ricerche effettuate nei paesi che già lo utilizzano. Negli stati uniti d’America si contano più di 1000 morti dalla sua introduzione e il 90% delle persone uccise con questa arma risultavano disarmate (dati Amnesty international). Al di là della sua mortalità, chi lo utilizza è consapevole e formato sulla sua pericolosità? Non ci è dato sapere.
Assurdo è poi l’innalzamento delle pene da 2 ad un massimo di 12 anni per chi effettua un blocco stradale, blocco stradale che è tra i principali metodi di manifestazione pacifica del dissenso.
Fa veramente ridere ed è dimostrazione di una pochezza politica che rasenta la malfidenza, la proposta del m5s che, per voce di Di Maio, elogia e offre la piattaforma Rousseau ai gilet gialli francesi che hanno fatto dei blocchi stradali fondamento della loro protesta. Protesta tra l’altro iniziata per l’aumento del prezzo dei carburanti, argomento trattato in campagna elettorale sia dalla lega che dal m5s e che una volta saliti al potere non ha avuto alcun seguito.
O come l’aumento dello stanziamento per più di 49 milioni di euro all’anno dal 2019 al 2025 per le forze di polizia e dei vigili del fuoco, aumento non giustificabile vista la diminuzione dei reati su scala nazionale.
Nel 2018 il dossier del Viminale sulla criminalità conferma il trend in negativo dei reati quali furti, rapine e omicidi (tranne gli omicidi di genere i cosiddetti femminicidi) quindi ci chiediamo, a cosa serva questo inasprirsi delle pene e questo aumento dei fondi agli organi di controllo e repressione?.
Sicuramente una stretta autoritaria è in atto e storicamente le restrizioni delle libertà personali sono state anticipatorie delle peggiori dittature.
Concludiamo questo articolo con questa frase di Benjamin Franklin, scienziato e politico americano vissuto nel 1700 ” Chi rinuncia alla libertà per raggiungere la sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza.”
Il disprezzo della classe politica, di chi possiede o vuole possedere il potere, oggi come allora risulta evidente e deve essere compito nostro fiutare gli imbrogli e opporci con qualsiasi mezzo a questi continui soprusi.
Arrivederci al prossimo articolo.
Valsabbin* Refrattar*
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