Il virus della paura

Sono questi giorni intensi dal punto di vista emotivo, costretti all’interno delle nostre case dai decreti ma collegati all’esterno grazie ai media e ai social, stiamo cercando di fare chiarezza su questa situazione legata al diffondersi del virus.

Aggrappati ai contatti virtuali, gli unici concessi in tempi di beni essenziali, riceviamo continue informazioni.

Dalla tv e dai social è una continua condivisione di dati e statistiche, di pareri di esperti opinionisti e politici, di rassicurazioni e raccomandazioni, di obblighi, divieti e allarmi.

È, come sempre, un abbondare di notizie e chiacchiere in cui la verità si disperde sullo sfondo di un clima catastrofico.

E ed è per certi versi frustante, per noi che abbiamo fatto del dubbio nei confronti dell’informazione mainstream una verità, prendere atto che forse una parte di quelle notizie possano essere vere. Intendiamoci, una parte, non tutte.

E quindi, razionalmente, abbiamo approfondito quelli che sono i dati più certi e attendibili, cercando di esprimere un giudizio il più informato possibile, ma in questo lavoro ci siano resi conto che stavamo valutando dei dati asettici senza renderci conto che questi derivano da delle cause e che di queste sono delle conseguenze.

E così le abbiamo indagate cercando i fattori che non possono essere esclusi nella valutazione delle cause di diffusione del virus. Per esempio, la maggiore sensibilità a una malattia respiratoria può essere sovrapposta alla conduzione della propria esistenza nella zona con l’aria più inquinata a livello europeo (la pianura padana) o nell’area in cui c’è la più alta concentrazione di allevamenti intensivi al mondo, dopo Israele.

Ma ovviamente, per ora, sono tutte supposizioni, magari con un fondamento, magari no, e che ci auspichiamo possano essere approfondite, studiate e confermate. Se non altro per porvi rimedio.

Ma anche facendo queste speculazioni, ci siamo resi conto di essere parte di un coro, di un insieme colpito e affondato dalle bombe chimiche sparate dagli schermi televisivi.

E occupati dal primo virus ci siamo resi conto che questa guerra batteriologica ne sta inoculando un altro, ben più aggressivo, ben peggiore dell’ebola o del coronavirus, quello della paura.

La paura è il peggior male che ci può colpire perché provoca l’irrazionalità e che sta finendo per snaturare quello che siamo: uomini e donne liberi/e e uguali.

La paura del virus è la stessa che è stata fomentata in questi anni da molti partiti che l’hanno considerata elemento base della loro propaganda.

Inizialmente, almeno in tempi recenti, verso i meridionali, e per molti qui al nord non è certo sopita, e poi verso chi ha la pelle qualche tonalità più scura della media italiana. Genti accusate di non lavarsi, di rubare soldi o lavoro e anche di essere clandestini, ovviamente grazie a delle leggi fatte ad hoc.

E oggi?

Oggi che l’italiano è l’appestato da evitare e che dalle frontiere è scacciato, forse ci si può rende conto di cosa possa voler dire migrare o non avere i documenti in regola. Chi lavora all’estero o anche in qualche città italiana ora si rende conto di quanto pochi chilometri lontani dai propri affetti possano sembrare distanze incolmabili. È un sentimento di empatia che da solo dovrebbe riuscire ad abbattere i muri che oggi, dei pazzi, continuano a voler costruire ai confini nazionali.

La paura che, alla notizia dell’estensione della zona rossa in tutta la Lombardia, ha spinto tanti meridionali e non a prendere d’assalto i treni per fuggire dai nordici untori. È evidente costatare come di fronte al pericolo più o meno reale di morte tendiamo a fuggire per cercare un futuro migliore; un po’ come i migranti no?

La stessa paura che ha spinto masse di disorientati a fare incetta di beni di prima necessità, cibo e acqua, medicinali e mascherine manco fossimo in uno scenario post apocalittico con zombie mangia cervello. Anche perché, con i cervelli che ci sono in giro, durerebbero comunque poco…

Questi comportamenti dettati dalla paura, ci devono fare riflettere, da un lato per trovare la serenità e la forza d’animo, perché passeremo davvero anche questa, anche se, senza cambiare radicalmente l’approccio e lo stile di vita, saremo costretti un giorno o l’altro a rivivere queste situazioni, e dall’altro perché la paura è un sentimento veicolabile che ci frega e ci fa prendere scelte avventate e i politici e i militari lo sa bene.

E oggi quali anticorpi abbiamo per difenderci o meglio sconfiggere questo virus?

Oggi presi dal desiderio di sopravvivenza o sopraffazione, stiamo perdendo pian piano libertà e l’umanità, due aspetti che forse danno un reale valore alla nostra vita e che possono essere il disinfettante a questa infezione virale.

Quindi non facciamoci fregare, coltiviamo il dubbio, restiamo umani perché solo così forse saremo davvero immuni e liberi. Perché se c’è una cosa certa è che ad oggi ha ucciso molto di più la paura che tutti virus messi assieme.

Valsabbin* Refrattar*

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