Come visoni in gabbia

Prosegue con questo secondo articolo l’analisi delle politiche emergenziali in corso e del parallelo tra la gestione degli allevamenti intensivi e le nuove regole a cui siamo soggetti.

A prima vista può apparire un confronto improprio ma se approfondiamo e analizziamo stiamo assistendo ad un perfetto allineamento delle due gestioni, che va dalle profilassi antibiotiche e vaccinali ormai strutturali e pianificate fin dai primi giorni di vita ai criteri di spendibilità e efficienza applicati a tutti gli strati sociali e che ci fanno rendere conto di come con la scusa del virus sia in corso una feroce stretta autoritaria.

La notizia che ci ha dato lo spunto per ampliare la riflessione riguarda l’abbattimento di centinaia di migliaia di visoni in Danimarca perché infetti da un nuovo ceppo del virus potenzialmente pericoloso per l’uomo. Questi animali da pelliccia sono stati abbattuti e sotterrati alla bell’e meglio in grandi fosse comuni. Stessa sorte è toccata anche ai 30000 capi di un allevamento italiano che in fretta e furia e nel silenzio generale, per ordine del ministro della sanità, sono stati eliminati. Premettendo che non crediamo sia solo il momento della morte l’elemento di una vita condotta in modo indegno, l’esistenza in gabbia è un abominio, vogliamo porre il focus sulla spendibilità di quelle vite paragonandole alle nostre.

Fortunatamente i limiti morali delle nostre società impediscono di farci fare la fine dei visoni, ma non la stessa vita in gabbia. L’isolamento sempre più massiccio a cui siamo sottoposti e sempre più pianificato da questa legislazione d’emergenza, dalla didattica a distanza alle limitazioni al movimento, al tele lavoro è dettato da esigenze meramente repressive.

Le sole attività concesse, considerate essenziali per decreto, sono quelle finalizzate alla produzione e al profitto. Non è un caso che i centri commerciali siano aperti totalmente o con pochissime restrizioni e i musei siano ancora chiusi. Musei che tra tutte le attività ricreative e culturali, per la tutela delle opere raccolte, sono già organizzati per contingentare gli ingressi. E non citiamo la scuola, altro luogo dove la socialità, l’interscambio e la critica anche ai metodi e ai contenuti dell’insegnamento creano le basi per la nascita di coscienze e teste pensanti, quindi di un sano dissenso.

Questi dpcm ci negano gli spazi e i momenti di socialità, le occasioni di confronto, quelli che definiscono assembramenti ma che in realtà sono spazi fondamentali del nostro essere animali sociali.

E correndo su questa ruota da criceti, continuamente sfruttati, non possiamo che avere le stesse reazioni istintive degli animali sottoposti alle stesse privazioni. Ai maiali nei primi giorni di vita vengono limati i canini per contenere la reazione più istintiva e naturale di una vita condotta oltre ogni stress immaginabile, il cannibalismo per difendere il loro metro quadrato di libertà e non potendosi neppure sfogare così sono soggetti a autolesionismo o a comportamenti assurdi, ossessivo compulsivi in attesa della morte.

Così ci possiamo scannare tra di noi additando come nemico e untore il vicino, il podista o chi sceglie liberamente e responsabilmente di opporsi a queste ordinanze, incoraggiati e protetti dalla politica che prospera nel vederci divisi e consapevole, vara in continuazione leggi poco chiare fatte ad hoc per questo scopo.

Leggi assolutamente non controllabili che alimentano una cultura del sospetto e una lacerazione sociale che da un lato potrebbero essere il cavallo di troia per l’instaurazione di uno stato di polizia, perché si renderà necessaria quella presenza massiccia per verificare che tutto sia a norma, e dall’altro portano sicuramente divisione nella popolazione che, già straniata dal periodo virulento, si accanisce sugli obbiettivi più deboli, facili o vicini, distogliendo completamente l’attenzione da chi con le proprie omissioni ha portato all’impossibilità di contenere questo virus. Ossia dalla classe politica predatoria che necessita delle nostre divisioni, del nostro autolesionismo o cannibalismo, per prosperare e che, troppo spesso, è lo specchio perfetto di questa società

Se per i visoni in gabbia non c’è stato nulla da fare avere coscienza che quella potrebbe essere la stessa fine, ci aiuterebbe a capire come il loro destino e le logiche che governando le loro esistenze sono le stesse ci che stanno imponendo.

Smontare le gabbie animali è un primo passo per riconoscere le gabbie in cui ci vogliono rinchiusi e una delle soluzioni per tornare a respirare liberi fuori dal metro quadrato di libertà che ci hanno concesso.

Pernice Nera

Tags:

Comments are closed.