Nome di battaglia Aquilone

Ambrosi Paolo Giovanni, un bagolinese nell’epopea della guerra civile spagnola

Introduzione

La storia che vado a raccontare non che è un minuscolo frammento del mosaico di avvenimenti che hanno segnato la prima metà dello scorso secolo.

Ho incontrato Ambrosi Paolo Giovanni quasi per caso, stavo conducendo una ricerca sul periodo resistenziale nella Val Caffaro e stavo consultando gli archivi on-line dell’Istituto storico Ferruccio Parri in parte digitalizzati e resi pubblici. Durante la consultazione di questi schedari mi sono imbattuto nel progetto dell’Aicvas (Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna) che dagli anni ’90 in collaborazione con l’allora Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione in Italia di Milano ha raccolto e reso disponibile la banca dati contente le schede personali dei volontari italiani nella guerra civile spagnola e facendo una breve ricerca per comune mi sono imbattuto nel nome di Ambrosi Giovanni Paolo nato proprio a Bagolino.

La storia della famiglia Ambrosi (scötòm Bàcàc o Bàcàciù), almeno della cronaca anagrafica, è riportata nel foglio di famiglia del registro della popolazione depositato presso l’archivio del comune di Bagolino, presumibilmente aggiornato per il censimento della popolazione del 1931. In questo documento troviamo la famiglia Ambrosi residente nella casa n.6 di via Madonna di San Luca e le schede del padre Ambrosi Bortolo Fu Giorgio e Carè Domenica nato a Bagolino nel 1873, della madre Girardini Caterina nata nel 1888 a Cimego e dei loro 6 figli: Luigi 1908 e Severina 1912 nati a Cimego e Paolo Giovanni 1915, Irene Teresa 1919, Domenica Ermenegilda 1922 e Marina 1922 e morta l’anno successivo, nati a Bagolino.

Le scarne informazioni danno inizialmente la famiglia residente a Cimego, tra il 1912 e il 1915 il trasferimento a Bagolino e nel corso degli anni ’30 il successivo trasferimento a Grenoble in Francia.

Il fascicolo famigliare è stato poi archiviato ed eliminato il 21.4.1936 causa il trasferimento e la nuova residenza in Francia.

La famiglia Ambrosi resterà a Grenoble fino agli anni ’60 al civico 26 di rue Revol e poi la madre si trasferirà a Ugine in Savoia fino alla sua morte.

 

Contesto storico

La politicizzazione con la classica contrapposizione a blocchi, sinistra e destra tipica del novecento, non è lo schema degno di rappresentare la situazione degli abitanti dei nostri paesi. Questa divisione è un fenomeno relativamente recente anche se presente in modo molto leggero.

Questi nostri paesani notoriamente conservatori e troppo spesso impegnati a guadagnarsi da vivere più che a pensare a questioni politiche hanno però prodotto molte eccezioni, soprattutto durante nei giorni del periodo Resistenziale. È infatti molto interessante analizzare come anche nella Val Caffaro ci furono numerosi gruppi partigiani, ben collegati tra loro ma di estrazioni sociali e con pulsioni politiche molto diverse; da gruppi autonomi come la Banda Dante e Banda Giacomino composte soprattutto da elementi autoctoni scollegati dal sentire politico, a gruppi aggregati attorno ad un clero progressista poi in buona parte confluiti nel partito comunista italiano come le Fiamme Verdi Brigata Perlasca ad infine un unicum rappresentato dalla Brigata Giustizia e Libertà Monte Suello con forti contatti nelle elitè culturali cittadine e di ispirazione socialista.

A contribuire alla formazione di queste coscienze occorsero più di venti anni di regime dittatoriale fascista e molti episodi forse credo non ultimo quello che vede come protagonista il nostro Ambrosi.

Le origini sociali dello scoppio della Guerra Civile spagnola, combattuta tra il 1936 e il 1939 vanno ricercate lontano, ben prima della guerra mondiale. Fin dalla metà del 1800 sorsero in Spagna quei blocchi di potere di difesa degli interessi agrari e industriali (un po’ meno per via dell’ancora scarsa industrializzazione) con cui siamo abituati rappresentare gli scontri tra padroni e operai, grandi latifondisti e braccianti agricoli e a poi dalla monarchia e della sua elite militare. In una Spagna dall’economia agricola il conflitto tra questi due blocchi fu guidato dall’esercito e dalla monarchia spagnola che appoggiata dai militari governò con bastone della repressione

Il triennio successivo alla fine della prima guerra mondiale vide un rafforzamento della componente sindacalista anarchica e socialista e fu ricco di scontri tra i blocchi opposti di potere, tensioni che durarono fino alla metà degli anni ’30.

La nascita della seconda repubblica spagnola nel  del  fu il tentativo per smorzare le proteste scoppiate, in grandi regioni ma il re si rivolse ad un generale

Dopo quello che è passato alla storia come biennio nero (1931-1932) che comportò un inasprimento del conflitto di classe e vide le destre monarchiche e militariste cercare di restaurare il sistema precedente alle piccole conquiste sociali prese delle classi subalterne negli precedenti anni. Il turbolento periodo successivo culminò con le elezioni del 1936 che videro l’affermarsi del fronte socialista (fruente popular) che seppur di misura conquistò la maggioranza.

La destra analizzata la situazione decise che una svolta reazionaria fosse l’unica via per restaurare il potere e poco dopo le elezioni diede il via ad un colpo di stato che trovò in parte impreparate le istituzioni repubblicane ma che non si affermò immediatamente. Grande fu la reazione popolare che però non riuscì ad evitare che molte regione caddero sotto il controllo nazionalista; buona parte dell’esercito si schierò con i golpisti ma parte della marina no e fu un passaggio chiave perché col loro impegno impedirono che dal Marocco l’armata d’Africa comandata dall’allora colonnello Franco, forte dei suoi 34000 uomini, sbarcasse sulla terraferma e ciò evitò l’affermazione del golpe ma non evitò lo scatenarsi della guerra civile spagnola.

[1]

La guerra e la partecipazione dell’Ambrosi

Per potere far sbarcare le sue truppe Franco si dovette rivolgere ai 2 regimi di estrema destra europei che nonostante l’iniziale scetticismo garantirono il supporto seppur in misura diversa. Il sostegno dell’Italia fascista guidata da Mussolini fu molto più sostanzioso di quello tedesco.

La parte repubblicana vide una forte mobilitazione internazione delle sue componenti comuniste, socialiste e anarchiche che però dovette sottostare alla linea ufficiale delle principali potenze (Francia, Inghilterra, Russia e Stati Uniti) del non intervento. Fu così fattuale che i più sinceri idealisti si mobilitarono e ancor prima che il Comintern organizzasse le brigate internazionali individualmente partirono per la Spagna aggregandosi alle truppe repubblicane. Enorme fu l’adesione di intellettuali e artisti, idealisti ma anche di persone comune, come il nostro Ambrosi.

E così che Paolo Giovanni nel 1937 decise di partire per la Spagna. Le motivazioni della sua partenza le conosciamo grazie ad una lettera scritta nel 1965 dalla sorella Maddalena Severina detta Rosetta a Vanelli allora segretario delle Fratellanza Garibaldini di Spagna – Comitato Promotore – Anpi Padiglione della Montagnola.

“… mio fratello è partito per la Spagna con l’idea che gli ha dato mio marito (Jean Maddalon) che in quel momento si occupava del reclutamento dei volontari“.

Convinto così dal cognato, reclutatore di volontari per l’area di Grenoble, Ambrosi partì per la Spagna e già verso la fine del 1936 lo troviamo alle dipendenze del Battaglione Garibaldi poi promosso il 30 aprile 1937 a Brigata. Alcune fonti lo vogliono come appartenente al 2° battaglione mitragliatori altre al 1° con il ruolo di fuciliere.

“il suo nome appare, per la prima volta, in un elenco nominativo dei combattenti italiani appartenenti al I° battaglione mitraglieri, redatto dall’ufficio amministrativo dello stesso battaglione in data 14 settembre 1937 a Castelnau (Catalogna) dove la brigata era di riposo dopo le operazioni militari sul fronte di Saragozza. “[2]

Del periodo che va dal suo arruolamento alla morte non abbiamo notizie, abbiamo però la nota nel certificato bibliografico del fondo Insmli che riporta “ricercato dall’Ovra”[3] l’opera Volontaria di Repressione Antifascista ossia la polizia segreta dell’Italia fascista con compiti di ricerca degli oppositori politici.

La Brigata Garibaldi durante il 1937 e 1938 partecipò a tutte le principali battaglie, dalla difesa di Madrid fino alla sua ultima, la difesa del fiume Ebro. Furono mesi in cui si assistette ad una lenta ma costante affermazione delle truppe nazionaliste grazie anche al fondamentale supporto aereo garantito dai due alleati italiani e tedeschi che probabilmente furono davvero la svolta della guerra. vennero pianificate e testate i bombardamenti indiscriminati sulle città, uno di questo episodi, il bombardamento di Guernica, passò alla storia grazie all’immortale quadro di Picasso che prese il nome proprio da quell’episodio.

L’ultima linea di difesa

Dalla scheda trasmessa dal alla Presidenza del consiglio dei ministri, commissione interministeriale per la formazione e la redazione di atti di morte e di nascita non redatti risulta che al momento della sua morte, egli apparteneva alla Compagnia mitraglieri del 2° battaglione.

“Caduto in combattimento sul fronte dell’Ebro il 12 settembre 1938 sulla Sierra Cabals, fronte dell’Ebro. Si ignora il luogo di sepoltura delle salma. Pertanto, dato gli aspri combattimenti che si susseguivano giorno e notte, si ritiene che la Salma abbia avuto sepoltura sul luogo stesso del combattimento”.

La conferma della morte viene riportata dal commilitone Albini Giulio (Valente) nato il 25.10.1899 a Premia (Novara) anch’esso ferito in quei giorni sul fronte dell’Ebro.

Un’informazione aggiuntiva riguardante la morte dell’Ambrosi ci viene dalla comunicazione della commissione per il riconoscimento della pensione di guerra che precisa: “che decedette unitamente all’antifranchista Amistadi Luigi”. Amistadi Luigi fu Luigi e Tamburini Domenica residente nato ad Arco (Tn) il 28 marzo 1903 e residente a Liegi in Belgio. Dal fondo Ismli apprendiamo che l’Amistadi è caduto a Sierra Cabals nella battaglia dell’Ebro

Buona parte delle informazioni riguardanti

L’esperienza degli internazionalisti terminò il 21 settembre 1938 quando il primo ministro Negrin, su pressione delle potenze occidentali impegnate nella politica del non intervento, ordinò che tutti i combattenti non spagnoli che da tutto il mondo intervennero in soccorso della Spagna si ritirassero dal fronte. Questa esperienza di libertà terminò per volontà politica e a Barcellonca i 29 ottobre si tenne una parata di commiato in cui tutto il popolo catalano e spagnolo si strinse attorno a queste e questi volontari. mostrando la vicinanza ideale e sentimentale ringraziandoli per il loro sforzo e sacrificio.

Nel suo discorso, commosso e commovente, Dolores Ibarruri, disse: “Compagni delle Brigate internazionali! Ragioni politiche, ragioni di stato, il bene di quella stessa causa per cui avete offerto il vostro sangue con illimitata generosità, costringono alcuni di voi a tornare in patria, altri a prendere la via dell’esilio. Potete partire con orgoglio. Voi siete la storia. Voi siete la leggenda […] Non vi dimenticheremo; e quando l’ulivo della pace metterà le foglie […] tornate! Tornate da noi e qui troverete una patria”.

L’allontanamento dal fronte di queste truppe ebbe come naturale conseguenza l’accelerazione della sconfitta delle truppe repubblicane che capitolarono nel marzo del 1939 perdendo le loro roccaforti della Catalogna lasciando spazio al regime franchista che con vicende altalenanti perdurò fino al 1975 anno di morte del generale Franco.

Solo 4 mesi dopo la fine della guerra civile spagnola l’Europa fu colpita da un’altra catastrofe: la seconda guerra mondiale.

Negli anni successivi

Le notizie riguardanti la vicenda dell’Ambrosi le ho potute recuperare grazie al fondo Insmli, fondo Aicvas, b. 9 fasc. 64. Questo contiene il ricco epistolario e le schede raccolte per il rilascio della pensione di guerra alla madre del caduto.

Da questo ho potuto ricostruire buona parte della storia e anche del dramma che questa famiglia ha vissuto. La lettera della sorella Rosetta sopra riportata termina con una considerazione molto intima e personale riguardante la morte del fratello: “Mia mamma non ha mai perdonato a mio marito del fatto che ha perso il figlio unico”. Un fatto talmente grave la triste e dura condizione

Una attitudine antifascista della famiglia che possiamo riscontrare anche nel riconoscimento della qualifica di patriota (Protocollo D.M. Torino del 31.10.58 pr.7?05 el.1) alla sorella Severina Ambrosi allora residente a Condovè (Torino) e dal 20.06.44 al 07.06.45 appartenente alla 16ma Brigata S.a.p. Belletti. Nell’atto di attribuzione della qualifica troviamo la specifica riguardante l’attività saltuaria della patriota.

La pensione di guerra verrà rilasciata nel 1975 agli eredi perché la madre, Girardini Caterina morì 7 anni prima. Apprendiamo dalla missiva scambiata tra all’Aicvas che la sorella Rosetta in quell’occasione si rifiutò di ritirare quanto era stato concesso.

La frustrazione data da 10 anni di attesa aggiunta al dolore per la perdita del fratello presumo possano essere la causa di questo rifiuto.

Riflessione finale

Questa piccola storia rappresenta in pieno la riflessione che vuole la grande storia composta da una miriade di piccole, piccolissime storie.

L’esperienza della guerra civile spagnola è stata “Una esperienza irripetibile” [4] che ha contribuito a segnare le generazioni e le coscienze di quelli che poi furono i e le combattenti della Resistenza italiana e non solo. Dal proclama di Rosselli “Oggi in Spagna domani in Italia” l’onda lunga di questa esperienza ha valicato i decenni ed è arrivata fino a noi. Il mondo che quei volontari cercarono di costruire un mondo libero, collettivo, comunitario e egualitario è tutt’oggi un esempio e un’idea che anima le conoscenze e riempie di sogni i più sinceri idealisti. Gli stessi che oggi si trovano nel Kurdistan o nelle lotte sociali e che nella quotidianità combattono contro la repressione sempre più pervasiva nelle nostre vite.

In questo periodo sempre più nero raccontare questa storia, seppur scarna di notizie, è fondamentale perché quell’esperienza possa rappresentare un esempio da seguire anche oggi.

Quindi non posso che augurarmi che possano tornare gli aquiloni a volare alti nel cielo e per godere delle loro bellezza e per farci alzare la testa.

Aprile 2021

[1] La Spagna all’indomani del golpe nazionalista. Fonte Wikipedia.

[2] Estratto dal Carteggio contenuto nel fasciolo personale Insmli, fondo Aicvas, b. 9 fasc. 64.

[3] Insmli, Fondo AICVAS, Busta 9, Fasc. 64

[4] Alvaro Lòpez , “Battaglione Garibaldi” ASSOCIAZIONE ITALIANA COMBATTENTI VOLONTARI ANTIFASCISTI DI SPAGNA maggio1990 p.

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