Riflessione sul certificato verde 2

Che il certificato verde sia un provvedimento che poco ha avuto e ha a che fare con la sicurezza sanitaria è un fatto che fin dalla sua introduzione abbiamo fortemente affermato.

Pensato e approvato lo scorso giugno dall’unione europea per “regolamentare” gli spostamenti delle persone tra i suoi stati aderenti e presentato in pompa magna dal suo presidente Sassoli che l’ha sponsorizzato come misura di tutela sanitaria, è stato fin da subito recepito, applicato dal governo a guida Draghi e fin dai primi mesi sempre più esteso.

Già in agosto lo abbiamo visto reso obbligatorio per l’accesso a ristoranti al chiuso, palestre, piscine, centri termali e altri luoghi dove poteva sussistere il rischio di assembramento, come cinema, teatri, sale da concerto, stadi o palazzetti sportivi, convegni e congresso.

Il 15 ottobre poi l’obbligo è stato ampliato pure per recarsi al lavoro. Il decreto del 21 settembre, decreto prassi di governo ormai divenuta abituale che bypassa completamente qualsiasi confronto con le parti sociali e qualsiasi dibattito parlamentare, in sintesi decide il presidente del consiglio e i suoi ministri, introduce l’obbligo di possesso ed esibizione del certificato verde per l’accesso ai luoghi di lavoro, inizialmente fino al 31 dicembre, pena la sospensione.

La svolta di questo lasciapassare è introdotta col decreto dello scorso 26 novembre scorso vigente dal 6 dicembre che amplia il concetto di certificato verde introducendo il super greenpass o g.p. rafforzato affermazione della volontà di rendere subdolamente obbligatoria l’inoculazione e che e ha reso necessaria un’ulteriore divisione sociale con regole diverse per vaccinati o guariti e i non vaccinati e che rispetto al primo è rilasciato solo alle persone sottoposte all’inoculazione o guarite.

Il Decreto del 23 dicembre, passato come decreto Natale 2 ha infine prorogato lo stato di emergenza al 31 marzo 2022, in barba pure alle norme costituzionali, il possesso del g.p. per accedere al luogo di lavoro e ha introdotto ulteriori strette per il periodo natalizio.

Sempre col metodo del decreto-legge dal 20 gennaio e nei prossimi giorni il lasciapassare sarà obbligatorio fino al 31 marzo anche per l’accesso ai locali di servizi alla persona, quali parrucchieri e estetisti, agli istituiti di credito e alle poste e ai pubblici uffici e sarà obbligatorio per accedere alle tabaccherie, alle poste, e alle agenzie di collocamento e ai caf.

Ormai è evidente che la misura del certificato sia contraria a qualsiasi necessità medica o sanitaria e poco ha che fare con il contenimento di questa malattia, le evidenze sono numerosissime, pure i medici “amici” di governo ne stanno denunciando l’inutilità e perfino Amnesty si è espressa a riguardo; in merito citiamo solo dall’obbligo di affiancare un tampone negativo al certificato per potere accedere a certi luoghi.

Le menzogne di stato, colpose e sempre più dolose, dalla tachipirina e vigile attesa alla frase: “Non ti vaccini, ti ammali e muori e fai morire” fino a quelle che riguardano questa misura stanno mostrando come si stia profilando all’orizzonte un sistema di controllo sociale che se inizialmente era verticistico e centralizzato col susseguirsi delle norme contenute in questi decreti sta scivolando via via nel peggior sistema di verifica e delazione dei più noti regimi che la storia ricorda.

Il certificato verde è l’ennesimo strumento di ricatto ed è una pratica estorsiva, se non l’hai non lavori, non accedi ai luoghi di cultura e di socialità, che troppo spesso vediamo utilizzata anche dal padronato italiano, sono decine le segnalazioni che in questi mesi sono state raccontate.

Si cominciano a leggere di gruppi di studenti volontari, novelle guardie rosse della rivoluzione, pronti al controllo del certificato e al deferimento all’autorità dei rei possessori o non di un certificato non valido.

La pandemia passerà ma il desiderio di controllo no, si prospettano tempi bui tempi in cui solo la nostra ferma opposizione a queste leggi liberticide e antiscientifiche potrà scongiurare.

Valsabbin* Refrattar*

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