Pena di morte viva

Questo articolo è stato scritto d’impeto mentre si stanno ultimando gli articoli per il triste anniversario delle rivolte carcerarie scoppiate lo scorso 8 marzo in tutta Italia.

La notizia della morte di Raffaele Cutolo non è giunta d’improvviso, le condizioni di salute erano note da tempo, ma è stata immediatamente rilanciata da tutti i media nazionali. Per chi non lo conoscesse Raffaele Cutolo è stato uno dei principali protagonisti delle lotte di potere all’interno dell’universo camorristico degli anni ’80 e ’90 e di numerose oscure vicende italiane.

Una breve biografia: Cutolo nasce a Ottaviano nel 1941, a 22 anni viene condannato all’ergastolo, poi trasformato a 24 anni, per l’omicidio di un giovane al termine di una rissa. Scarcerato nel 1970 per decorrenza dei termini quando gli viene confermata la condanna si rende latitante, breve, fino al marzo 1971. Rimane nel carcere di Poggioreale fino al 1977 quando gli viene riconosciuta l’infermità mentale e viene recluso in un ospedale psichiatrico dal quale evade e resta libero da febbraio 1978 a maggio 1979.

Nuovamente arrestato da allora è recluso prima nelle sezioni di massima sicurezza poi, da quando è stato istituito, in regime di 41 bis; non si è mai pentito né dissociato e non ha mai voluto collaborare con la magistratura.

Solo negli ultimi anni il suo avvocato ha inoltrato delle richieste di scarcerazione per i gravi motivi di salute che lo affliggevano e l’ultima, 3 giorni prima di morire, conteneva l’istanza di attenuazione del regime detentivo, ma il giudice se per le prime ha sempre risposto negativamente per questa non l’aveva ancora presa in considerazione. Pare che pochi giorni prima della dipartita fosse arrivato a pesare 40 chili.

E così è morto la sera di mercoledì 17 febbraio mentre la moglie stava attendendo il permesso per andarlo a trovare all’ospedale di Parma dove si trovava degente da diversi mesi.

Lo scorso febbraio Cutolo è stato ricoverato per problemi respiratori ed è stato dimesso ad aprile. Di fronte alla richiesta di scarcerazione il tribunale di sorveglianza di Bologna aveva sottolineato, a giugno 2020, come le sue condizioni fossero compatibili con la detenzione, quasi elogiando l’utilità dell’isolamento del regime di 41 bis nel contenimento e nella prevenzione della diffusione del virus e ribadendo quanto la sua pericolosità fosse ancora alta: “Nonostante l’età e la perdurante detenzione rappresenta un “simbolo” per gruppi criminali”, simbolo per la nuova camorra organizzata sciolta da anni i cui membri se non dissociati o pentiti sono morti.

Sempre lo scorso anno il suo nome è tornato alla cronaca quando è stato inserito nelle liste dei possibili detenuti scarcerabili per l’emergenza pandemica, fatto che aveva creato sdegno su molti giornali.

Di ciò che ha fatto o di ciò che hanno stabilito le sentenze della magistratura non ce ne possiamo occupare in questo articolo, vogliamo però aggiungere un piccola riflessione sul tema carcere e sull’uomo che in regime di isolamento ha, secondo le verità giudiziarie, costituito un impero criminale, ordinato omicidi, tramato con apparati deviati dello stato (deviati per modo di dire) e chissà cos’altro, uomo che ha trascorso ininterrottamente gli ultimi 34 anni e 2 mesi nel regime di isolamento dell’ergastolo ostativo che la corte europea dei diritti dell’uomo ha definito inumano con una storica sentenza nell’ottobre 2019.

La realtà è che Cutolo ha pagato caro il suo silenzio, lo stato non lo può tollerare e quindi l’ha trasformato nella bestia ideale da mostrare nella gabbia, la cui bocca sporca di sangue è servita a giustificare delle sbarre sempre più resistenti. E pure da morto sta assolvendo a questo triste compito, a giustificare la necessità di questo sistema.

Un violento esperimento sociale portato avanti da uomini privi di dignità, mediocri impiegati col gusto per la tortura, che dal tribunale di sorveglianza di Bologna di fronte alla richiesta di scarcerazione della famiglia, motivata dalle precarie condizione di salute, hanno sentenziato la sua pena di morte viva* con un semplice: “sarebbe un accadimento eclatante” con “effetti dirompenti” sugli equilibri criminali in Campania.

Dei perfetti ingranaggi di questo stato assassino.

Pernice Nera

* La pena di morte viva è la definizione data al regime di ergastolo ostativo da Carmelo Musumeci unico ergastolano ad oggi a cui è stato revocato.

 

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