Emigrazione: tra percezione e realtà

Alcuni dati statistici che definiscono un chiaro trend, ci hanno spinti a scrivere questo articolo che ha la sola pretesa di raccontare dal nostro punto di vista la situazione migratoria italiana

I primi dati considerati sono quelli elaborati dal centro studi Idos (organizzazione indipendente sponsorizzata tra gli altri da Unar, Caritas e Chiesa Valdese) che, nel 2017, ci dicono che se ne sono andati dall’Italia circa 285 mila cittadini.

È una cifra enorme e che si avvicina al record di emigrazione del dopoguerra, quello degli anni ‘50, quando a lasciare il Paese erano in media 294 mila Italiani l’anno.

L’altro dato è stato riportato dal direttore generale per gli Italiani all’Estero della Farnesina Luigi Maria Vignali, presentando il nuovo romanzo di Chiara Ingrao “Migrante per sempre”:

«Negli ultimi cinque o sei anni abbiamo registrato un aumento di oltre un milione di italiani negli schedari consolari», ha detto Vignali, ricordando che all’ISTAT «parlano di 115-120mila partenze all’anno».

E ha commentato: «Gli italiani che partono e che sono all’estero sono molti di più di quello che le cifre ufficiali non dicano».

Grazie ai vergognosi accordi stipulati dal governo italiano nella persona dell’ex ministro degli interni Minniti (Pd) e i vari Ras libici, che hanno portato alla creazione di veri e propri lager, gli “sbarchi” negli ultimi 2 anni sono crollati, attestandosi nel 2019 a 335 persone sbarcate al 15 marzo scorso (dati ministero degli interni).

Stime parlano di 700 mila o un milione di uomini e donne bloccati in Libia, in condizione inumane.

Una situazione che non può che metterci davanti alla realtà africana ma anche a quella italiana, di un paese che emigra e che, incapace di affrontare i propri problemi, preferisce cadere nella facile illusione che il problema sia sempre qualcun altro, sia esso l’Europa o gli altri emigranti.

Un paese che pian piano sta cadendo nella trappola della paura.

La paura che fa odiare il diverso, chi puzza come noi di fame, perché è facile e comodo prendersela con una famiglia Rom, come sta accadendo vergognosamente a Roma ed è facile seguire le campagne elettorali basate sul nulla ma condite dall’odio del diverso, che prendersela con chi queste situazione le crea se non favorisce.

E i fascisti di oggi e di allora sanno come cavalcare la paura del più debole, nella loro mediocrità sanno chi li protegge e contro chi possono andare.

Certo è molto più difficile prendersela con chi nella quotidianità sfrutta il nostro tempo chiedendoci di lavorare gratis con stage o tirocini o con stipendi da fame, chi ci fa morire sul lavoro o ci fa ammalare per risparmiare o meglio guadagnare di più, chi alla prima rata che salta ci sfratta e chi con i comportamenti clientelari e corrotti ci nega un futuro dignitoso e ci sta obbligando ad emigrare.

 

Non dimenticate che i vari fascisti o i leghisti quando vi trovate in queste situazioni di difficoltà non li troverete mai al vostro fianco.

Vi vogliamo invitare a chiedere a chi se n’è andato dall’Italia quali siano state le motivazioni che li hanno spinti a partire.

Noi l’abbiamo fatto e vi assicuriamo che tra le prime motivazioni, non c’è la paura del diverso, perché sanno benissimo che uscendo dai nostri paesi sono diventati loro stessi “diversi”.

Dei diversi con un grande potenziale umano da sviluppare e forse molto meno diversi di quanto una persona si possa sentire diversa qui da noi.

Chiedetelo e abbiate il coraggio di ammettere quanta mediocrità ci sia in certe scelte, scelte spesso fatte di compromessi, fatte di soldi in nero, di favori dati o ricevuti, di maggiore sicurezza a scapito della libertà e fatta di paura.

La paura che spinge a chiedere di essere protetti rafforzando i controlli delle frontiere respingendo barconi di disperati in mezzo al Mediterraneo o costruendo muri.

Perché non è alzando muri o inasprendo i controlli ai confini che si possono interrompere i flussi migratori, la gente non si è mai fermata e mai si fermerà.

Queste linee immaginarie tracciate su dei pezzi di carta chiamate confini non servono ad impedire all’umanità migrante di muoversi.

La “democratica” Ungheria di Orban ci deve essere di monito: appena è stata terminata la barriera che separa l’Ungheria dalla Serbia il parlamento ha approvato una legge speciale per innalzare le ore annue di straordinari obbligatorie da 250 a 400.

Dobbiamo davvero chiederci se quel muro, quella lunghissima rete, sia fatta per rendere impossibile l’entrata o l’uscita dall’Ungheria.

Pezzi delle nostre vite, dei nostri affetti e del nostro presente se ne stanno andando alla ricerca di un futuro fatto di dignità, uguaglianza e libertà e tanti altri pezzi di altre vite stanno arrivando intrecciando le nostre.

E noi tra questa umanità migrante e chi cade nella trappola della paura, sappiamo davvero da che parte stare.

 

Con Rabbia Valsabbin* Refrattar*

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