Archive for Agosto, 2019

Decreto insicurezza bis

giovedì, Agosto 15th, 2019

Con il presente scritto vogliamo proseguire l’analisi delle politiche securitarie approvate dal governo giallo verde in perfetta continuità con i precedenti governi, analisi trattata in questi quattro articoli pubblicati su questo giornale negli scorsi mesi.

Lo scorso cinque agosto il senato, con votazione compatta della maggioranza (movimento 5 stelle e lega) e voto contrario dell’opposizione, dato più da posizioni politiche che di reale opposizione nel merito, ha approvato il decreto sicurezza bis.
Lo stesso è stato immediatamente firmato dal presidente della repubblica Mattarella, che, subito dopo averlo firmato ne ha espresso particolari rilievi, chiedendo al parlamento di apportarvi alcune modifiche.
Analisi svolte da enti terzi hanno riscontrato evidenti violazioni della Costituzione e, come se non bastasse, hanno riscontrato violazioni anche di una decina di accordi e trattati internazionali, tra cui la Dichiarazione universale dei diritti umani (1948), la Convenzione europea sui diritti dell’uomo (1950), la Convenzione sullo Statuto dei rifugiati o Convenzione di Ginevra (1951), la Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (1966), il Patto internazionale sui diritti civili e politici (1966), la Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo (1979), la Convenzione Onu sul diritto del mare (1982), la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (2000).
Il contenuto del decreto e le sue criticità erano ben note, la firma del presidente della repubblica poteva e doveva essere evitata, a maggior ragione quando queste politiche vanno a influire sulla vita o sulla morte di uomini e donne. La più alta carica dello stato questa attenzione la doveva avere.
Ma queste forse non sono valutazioni di nostra competenza quindi vediamo nel dettaglio cosa è il decreto sicurezza bis.
Il testo è composto da diciotto articoli che vanno a normare le due tematiche a cuore di questo governo, l’emigrazione e la repressione del dissenso nelle sue diverse forme di espressione.
Sul tema emigrazione sono state inasprite le sanzioni per chi offre solidarietà, con pene assolutamente sproporzionate.
E’ prevista una sanzione va da 150 mila euro fino a un milione per il comandante della nave “in caso di violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane” con l’aggiunta del sequestro della nave.
Non deve essere dimenticato che in gioco ci sia sempre la vita di qualche disperato.
Sono inoltre stati stanziati 500 mila euro per il 2019, un milione di euro per il 2020 e un milione e mezzo per il 2021 per il contrasto al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per operazioni di polizia sotto copertura.
Ma la cosa forse più vergognosa è che questo decreto abbia dato proprio al ministro dell’Interno (con un piccolissimo conflitto di interessi) il potere di applicazione di queste norme; testualmente, il ministro dell’interno “può limitare o vietare l’ingresso il transito o la sosta di navi nel mare territoriale” per motivi di sicurezza, quando si pensa che sia stato violato il testo unico sull’immigrazione e sia stato compiuto il reato di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
I dati dello stesso ministero, dipartimento di pubblica sicurezza, pubblicati il quattordici agosto certificano che dal primo gennaio siano sbarcate in Italia 4269 persone.
Che questi decreti, queste politiche, siano fatti per puri interessi elettorali è alquanto palese.
Per quanto riguarda la repressione del dissenso sono state praticamente raddoppiate tutte le pene per chi, durante manifestazioni pubbliche, compie atti che potrebbero comportare un pericolo della sicurezza dei partecipanti come il travisamento, l’utilizzo di petardi o fuochi e ed è stata aggravata la posizione per i condannati per devastazione e saccheggio.
Devastazione sono le grandi opere come il tav o il disastro del ponte Morandi, e saccheggio è l’ilva di Taranto o le tangenti legate alle grandi opere.
Il decreto sicurezza bis ha inoltre introdotto l’obbligo di comunicare all’autorità di pubblica sicurezza entro le ventiquattro ore, le generalità delle persone ospitate negli alberghi o in altre strutture recettive. Un passo avanti verso il grande fratello.
Sul tema repressione vogliamo ricordare che è dai fatti di Genova del 2001, dove lo stato italiano è stato condannato dai tribunali internazionali per tortura per i fatti della scuola Diaz o della caserma di Bolzaneto che si è più volte chiesto, oltre ad un’assunzione di responsabilità, una legge che la rendesse illegale e parallelamente è da molto che si chiede che le forze dell’ordine siano dotate dei numeri identificativi, come tra l’altra accade in quasi tutti i paesi europei.
Ma la risposta è che la sicurezza è un fatto unidirezionale.
Significativa è la storia di Paolo Scaroni che nel 2005 è stato macellato dalle fdo in stazione a Verona dopo la partita Verona Brescia e reso invalido al cento per cento e che, dopo quattordici anni non abbia visto alcuna condanna per i suoi carnefici. A luglio sono stati assolti per insufficienza di prove ed ha avuto un risarcimento di più di un milione di euro.

Lo stato che si assolve e che è pronto a pagare un rimborso, perché la vita delle persone, siano esse migranti, solidali o vittime di soprusi per lo stato è una mera questione economica.

La solidarietà espressa e praticata da chi lotta per un futuro migliore, non può essere monetizzata, troppo alti sono quei sentimenti di libertà e solidarietà, troppa è l’umanità per questa classe politica ben rappresentata da chi, con la bava alla bocca, brama sicurezza trovando sempre nel più povero il nemico da combattere.

Un pensiero per tante e tante riflessioni.

Valsabbin* Refrattar*

Morirò il 99/99/9999

venerdì, Agosto 2nd, 2019

Ciao, sono Mario Trudu, sono nato l’undici marzo del 1950 ad Arzana in Sardegna ed ho poche cose certe nella vita, tranne una: morirò il 99/99/9999.

Mario non è un profeta, non lo era nemmeno Andrea Pazienza, che aveva previsto la sua morte il 6 gennaio 1984 ma che ci ha lasciati nel 1988, Mario, assieme ad un migliaio di altre persone, molto più semplicemente è un ergastolano condannato all’ergastolo ostativo.

Il codice penale prevede due forme di ergastolo, quello “normale” che dopo 26 anni di pena espiata, dà la possibilità di accedere alle varie forme di libertà condizionali e quello ostativo, il fine pena mai o il fine pena il 99/99/9999 che esclude qualsiasi forma di beneficio.

Mario non lo abbiamo mai incontrato e purtroppo non lo incontreremo mai, ma Mario da qualche tempo è sempre con Noi.

L’abbiamo conosciuto attraverso i suoi disegni e i suoi racconti che stanno girando con una splendida mostra per il Trentino e per il nord Italia, ma anche attraverso i libri che ha scritto e che raccontano la sua vita e la sua storia.

La storia di un pastore sardo che, figlio dei suoi anni e della legislazione di emergenza è stato condannato, prima per un fatto di cui si è sempre dichiarato innocente e poi per essersi preso la responsabilità di un sequestro terminato purtroppo con la morte dell’ostaggio durante le concitate fasi della liberazione e di non avere rivelato i nomi dei suoi complici, pagando a caro prezzo, ossia col regime ostativo, quella scelta.

La sua storia l’abbiamo vissuta attraverso i disegni, fatti con la penna scura, nera, perché il tempera matite per questioni di sicurezza in regime ostativo è vietato, ricordano il suo bel paesello, gli attrezzi che venivano usati dai contadini di allora, le persone, i nomi e i soprannomi in sardo, definiti con un dettaglio memonico incredibile, ma trattano anche dell’esperienza carceraria, della lontananza dagli affetti e dell’isolamento dal mondo che il carcere porta.

Una memoria che dopo 40 anni viene meno; Mario racconta che durante il permesso per il funerale del cognato, permesso di un paio d’ore, 120 minuti in una vita, la memoria faceva scambiare i nipoti per gli zii, le figlie per le madri, e che indica quanto un regime carcerario così porti solo a svilire l’essere umano.

Vederli e sentire le sue vive parole ha toccato tasti che non ci potevano lasciare indifferenti.

In maggio Mario ha compiuto 40 anni di carcerazione e tolto una breve latitanza di 6 mesi e pochi di permessi di qualche ora, ha trascorso tutti questi anni rinchiuso in vari carceri continentali e solo nel 2017, per gravi problemi di salute e a seguito di molte richieste, è potuto tornare in Sardegna, sempre in carcere ma almeno vicino alla sua famiglia.

Le condizioni di vita da murato vivo, hanno portato allo sviluppo di alcune patologie, una fibrosi polmonare conclamata (endemica nelle carceri) e recentemente gli è stato diagnosticato un tumore alla prostata. Il primo agosto il suo avvocato ha denunciato che da più di due mesi Mario sta aspettando una Tac per potere capire la gravità del tumore e più di un anno fa, considerate le precarie condizioni di salute, incompatibili con la vita carceraria, ha richiesto che Mario potesse scontare la pena a casa della sorella, ma Mario deve ancora pagare caro il suo silenzio, e dalla domanda non ha avuto alcuna risposta.

Di fronte alla possibilità di trascorrere tutto questo tempo in carcere ha chiesto allo stato che la sua pena detentiva si potesse tramutare in pena di morte, ma lo stato italiano non la prevede, preferisce farti morire giorno per giorno isolato in una cella.

La pena di morte creerebbe molto più clamore e scandalo, come in passato è successo (basti pensare a Sacco e Vanzetti), il fine di questa detenzione è annullare le persone ma anche il loro ricordo.

Ma Mario, come Carmelo Musumeci (per chi non lo conoscesse l’unico ergastolano a cui è stato tolto il regime ostativo, divenuto recentemente noto scrittore) e tanti altri e tante altre, ai tentativi di annullamento di qualsiasi impulso umano insiti nel sistema carcerario hanno voluto reagire, gridando al mondo cosa sia realmente la situazione detentiva fatta di soprusi, abusi e di domandine per qualsiasi cosa, anche per le necessità essenziali di una persona; un sistema che nemmeno lontanamente mira ad una qualsiasi forma di riabilitazione ma soltanto al contenimento fisico e psicologico.

Loro questa vita la stanno vivendo dentro e con piena consapevolezza delle privazioni che quella situazione porta. Per meglio cogliere quanto la vita vissuta “dentro” debba farci riflettere, riportiamo le parole di Carmelo Musumeci che alla notizia della carcerazione prima e della scarcerazione poi di uno dei pochissimi colletti bianchi finiti dentro, nello specifico Formigoni, ha reagito con un semplice:” bene, visto il sovraffollamento uno in meno, qualcuno starà più comodo”.

Mario non morirà il 99/99/9999, il suo corpo, come tutti, lascerà questo mondo terreno prima, ma le sue opere e le sue parole una volta incontrate non ci lasceranno mai e il suo sentimento di libertà e la sua integrità nemmeno.

Indipendentemente dal motivo che porta alla carcerazione, l’ergastolo ostativo rappresenta l’ennesimo buco nero di un sistema carcerario finalizzato solo alla detenzione e costrizione, rappresentato perfettamente da chi vuole vedere uomini o donne marcire in carcere quando di fronte alle proprie responsabilità risulta vile e servile nei confronti dei suoi padroni, risultando macchietta al cospetto di chi non ha nulla se non la propria dignità.

E di fronte a tanta mediocrità, col cuore colmo d’amore, non possiamo che essere i megafoni della loro libertà.

Valsabbin* Refrattar*

Per chi volesse approfondire:

Tutta la verità. Totu sa beridadi. Storia di un sequestro Mario Trudu 2015

Cent’anni di memoria. Elogio dei miei vecchi Mario Trudu 2016