L’Italia sostiene la guerra

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

L’Italia oggi, ha impiegato più di 6000 militari in 40 missioni militari, 24 di occupazione di stati liberi quali Libia, Somalia, Niger, Afganistan, Iraq e Libano, missioni causa delle migrazioni degli ultimi decenni.

Il costo annuo per le spese militari è pari a 27 miliardi di euro ovvero un obolo di 70 milioni al giorno, spese in costante aumento in questi ultimi anni. Una cifra astronomica, che equivale al costo di una manovra economica, pari a vari multipli del costo sostenuto per la manovra degli 80 euro, il cosiddetto reddito di cittadinanza o la quota 100.

Un costo anche sociale, che inquina l’economia e le imprese costringendole alla produzione di armamenti e bloccandole poi con la scusa del ricatto occupazionale, ci si informi sull’attività degli stabilimenti della Leonardo o della RWM in Sardegna e Ghedi, e sulle recenti mobilitazioni portuali a Genova, e che inquina anche la scuola, con le università che si trasformano in fucine finalizzate alla programmazione e progettazione dei più raffinati sistemi tecnologici di morte,

 

Basterebbe solo questo stillicidio di dati per farci rendere conto di quanto la costituzione venga puntualmente disattesa per degli interessi economici e l’articolo 11 non fa certo eccezione.

L’Italia promuove la vendita di armi e la fornitura di tecnologie militare a paesi in guerra e colpevoli di crimini contro l’umanità come l’Arabia Saudita impiegata in un terribile guerra in Yemen, e la Turchia, con la fornitura dei micidiali elicotteri A129 Mangusta, fiore all’occhiello della Leonardo, in grado di sparare più di 600 colpi al minuto e che proprio in questi giorni sta portando avanti un’offensiva contro le popolazioni del Rojava, il territorio curdo nel nord est della Siria.

Proprio la Turchia che grazie anche alle armi italiane sta attuando una pulizia etnica contro uno stato impotente e con l’ennesima minoranza, quella dei curdi.

Vittime come sempre, civili e bambini.

I curdi sono popolazione multietnica che negli anni recenti oltre ad aver combattuto e sconfitto daesh ha dato prova della capacità di costruire una società diversa, nella quale l’uguaglianza delle diversità è elemento fondante e la democrazia qualcosa di tangibile, tanto da mettere in vita molteplici progetti umanitari e ugualitari all’interno del confederalismo democratico.

L’Italia di fronte a questa ennesima guerra ha cercato di salvare la faccia dichiarando, successivamente ad altri stati europei, di avere sospeso la vendita forniture militari alla Turchia, embargo tardivo e ipocrita che ci fa davvero riflettere sulle responsabilità e sui reali interessi che muovono queste scelte.

Perché gli interessi economici impongono costante espansione, impongono avanzamento oltre ogni sentimento, umanità, senso, oltre ogni vita e la guerra è il modo migliore per fare avanzare sempre questa crescita.

Potrebbe essere per questo che sostenere la guerra turca contro uno stato impotente e soprattutto una minoranza pacifica, venga giustificato come chissà quale progetto politico internazionale o con la lotta a dei fantomatici terroristi, come vengono definiti i curdi dai turchi nonostante abbiamo contribuito a sconfiggere i veri terroristi dell’isis in quei territori.

Perché la ragion di stato, direzionata dalla ragione economica prevale su ogni senso di umanità, facendoci chiaramente comprendere la realtà, che l’Italia sostiene la guerra, l’ha sempre sostenuta e senza una chiara presa di posizione individuale la sosterrà, alla faccia di tutte le leggi, le morali e di tutti i pezzi di carta tra cui la costituzione…

Valsabbin* Refrattar*

 

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