Ti aspettavamo qui

“Ti Aspettavamo qui” è il nome dell’iniziativa organizzata dalla Fondazione “Il Vittoriale degli italiani” che riguarda l’accoglienza, all’interno del mausoleo dove è sepolto il Gabriele d’Annunzio, dei resti mortali di Riccardo Gigante, tra i 10 compagni di guerra scelti dal vate per circondare la sua urna.

Per la verità non si tratta della salma ma della falange di un dito, identificata grazie al Dna di un discendente di Gigante.

Oltre al piacere feticcio della sacra reliquia che ipotizziamo verrà venerata, che nel migliore dei casi andrebbe psicanalizzata “da uno bravo”, non possiamo non spendere due parole su chi è stato Riccardo Gigante e sul senso di questo avanspettacolo.

Gigante, legionario della prima ora partecipò alla “impresa” di Fiume e ne fu prima sindaco poi podestà per 25 anni. Da sindaco di Fiume appoggiò tutte le politiche di italianizzazione forzata dell’area, e dal 1941, sostenne l’invasione della Jugoslavia.

Preso dalle truppe di liberazione della Jugoslavia il 3 maggio 1945 fu fucilato a Castua.

Ti aspettavamo qui.

Queste parole le hanno pronunciate che genti rimaste ad aspettare le centinaia di uomini, donne e bambine massacrate dalle conseguenze delle parole e dalle politiche Gigante che in quel caso hanno armato le dita che hanno premuto sui grilletti, che hanno infoibato la gente innocente uccise dai fasciste o che le hanno rinchiuse dentro dei campi di sterminio.

E visto che le parole sono importanti quanto la memoria e la storia dobbiamo gridare che questa iniziativa è vergognosa per la sua strafottenza, la sua partigianeria e la sua pochezza.

Un revisionismo che cancella le colpe e esalta le gesta di chi, come Giagante, ha gettato le basi, se non appaggiato, omicidi, stupri e violenze.a.

Crediamo forse che ad aspettare quel pezzo di corpo, ben schierato nelle foto, ci sia solo chi con evidente ipocrisia vuole imporre una narrazione storica falsata e che sa benissimo che ne potrà trarre in qualche modo profitto.

Noi nel frattempo non possiamo fare altro che aspettare la verità!

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