In continuità

Dopo lo stucchevole e vuoto teatrino della campagna elettorale, che ha visto i diversi schieramenti impegnati in un simulato scontro, si è arrivati all’insediamento del primo governo con le più profonde radici nell’estrema destra italiana, definito dai più sovranista e composto dall’unica opposizione e da due partiti che in questi anni sono sempre stati filogovernativi.

Sulle prime lo spauracchio fascista è stato agitato proprio da quei partiti, Pd in testa, che negli esecutivi “dei migliori” e di unità nazionale hanno voluto, sostenuto e approvato le peggiori leggi incentrate sulla discriminazione, sulla segregazione e sull’obbedienza premiante proprio analoghe a quelle dei più noti anni del primo novecento.

Proseguendo, ciò che viene definito centro-sinistra, ossimoro nel merito ma perfetta etimologia dell’incesto ideale, si è arroccato sulle solite posizioni autoreferenziali mostrando il trofeo delle “battaglie” sui diritti sociali e lasciando il corpo del morto fatto di lavoro, salute e libertà ben nascosto.

Analizzando quelle che possono essere considerate le diversità tra un prima e il dopo al di là di un linguaggio di cortesia, per rispettare la forma non certo i contenuti, i due periodi appaiono in assoluta continuità.

Il disprezzo della vita umana oggi è caratterizzato dal lessico della prima nota ministeriale che parla di “carico residuale” riferito alle persone migranti trattenute sulla nave e ieri è stato rappresentato dall’accordo siglato tra il ministro dell’interno italiano Minniti (Pd) e il Primo ministro libico Fayez al-Sarraj per la gestione dei flussi migratori e che già nel 2017 l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani lo ha giudicato “disumano”, avendo accertato che nei centri di detenzione per i migranti presenti in Libia (leggasi lager) si commettono ordinariamente atti di tortura e altre atrocità.

La continuità la possiamo udire nei venti di guerra provenienti da est, e la riscontriamo negli atteggiamenti di chi, ieri come oggi, sempre tenendo in alto il vessillo della difesa della democrazia e senza alcun passaggio parlamentare approva l’invio di armi e munizionamenti ai nazionalisti ucraini.

È l’emergenza dicono, è la guerra, nulla di nuovo si dirà se non che questa pietas esplode di incoerenza e di ipocrisia nei confronti di chi le bombe in testa le prende dal 2014 senza avere alcun appoggio internazionale e con la sola colpa di essere nel posto sbagliato e di chi oggi le prende meglio le riceve e che rischia nella quotidianità di essere vittima di questo fuoco “amico”.

Per questi pochi esempi, e se ne potrebbero fare molti di più, le ricette di questo governo cosiddetto di destra appaiono in perfetta continuità con i precedenti, pure per quelle misure emergenziali adottate durante il periodo pandemico, e che oggi lentamente vediamo assimilate dalla società.

Misure che oggi sono state completate con delle leggi ad-hoc per i renitenti e i resistenti, applicandole con la solita assenza di discrimine prima affibbiando reati associativi al sindacalismo di base e in ultimo, sulla base di un processo farsa, destinando al regime del 41bis l’anarchico Cospito colpevole di coerenza e dallo scorso ottobre in sciopero della fame per protestare contro quel regime volto all’annientamento delle più alte pulsioni umane.

Il tintinnio della campanella della finta alternanza che riempie le orecchie, gli occhi, il cuore e la mente dell’homo democraticvs, soddisfatto nel voto avendo così svolto il proprio dovere di buon cittadino, non potrà mai essere la musica che accompagna la vita di chi in quell’ora d’aria concessa fatica a trovare la propria boccata d’ossigeno.

La reazione lavora unita e compatta per annichilire qualsiasi forma di dissenso.

Loro in continuità con la repressione, noi come sempre per la Libertà.

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