Legalità e Legittimità, il sinistro lato della sinistra

Questo scritto vuole fornire un’analisi su quel pensiero di sinistra legato alla retorica costituzionalista e incarnato perfettamente dal Pd. Un percorso che dalle origini all’attualità è sempre più cambiato, diventando a tratti più conservatore della destra. Ora con l’emergere della critica, sollevata da Cospito, al 41bis nel discorso pubblico, questa degenerazione si vede sempre più chiaramente.

A fronte della sproporzione della pena, che nemmeno per gli autori materiali dell’attentato di Capaci è stato formulato questo capo d’accusa, pochissime sono state le voci critiche che si sono levate, al di fuori della galassia anarchica.

Ed è nell’assenza totale di critica da parte della sinistra istituzionale che si è evidenziata questa deriva.

Le origini della sinistra erano radicate nelle lotte sociali che vedevano nella legalità del tempo una fonte di ingiustizia e quindi non la ritenevano legittima, quantomeno in alcuni aspetti; basti pensare alle lotte per la casa e la terra, al concetto di potere oppressione e libertà e a tutti quei temi sociali che hanno alimentato diverse lotte a partire dalle origini dell’era moderna e contemporanea. Quello di sinistra era un pensiero critico caratterizzato da una tensione verso l’ordine stabilito legalmente.

Col tempo questo approccio è cambiato, man mano che da lotta diretta si è trasformata in ricerca del potere istituzionale tramite le delega. La difesa dello stato (prima visto con sospetto in odore di fascio) si è fatta lampante già nel caso di Tangentopoli e da Berlusconi in poi si è visto anche con l’emergenza Covid, nell’invocare repressione per chi non seguiva i dettami statali.

Si è iniziato da lì ad invocare le manette per gli avversari politici anziché la libertà per i “compagni”.

Unico argomento della sinistra istituzionale: difendere le leggi e chi le applica, con l’ipocrita benedizione della frase: “nate dalla resistenza”.

Quindi quello che è successo negli anni è che il focus della sinistra, che prima era centrato sulle condizioni sociali che stanno all’origine di certi comportamenti, è passato ad essere quello del rispetto assoluto dell’ordine stabilito, riconoscendo come legittima solo l’azione prevista dalla legge.

Che cos’è il dissenso se non si può separare il concetto di legalità da quello di legittimità? Quanta forza toglie alla possibilità di opporsi nelle lotte sociali questo pensiero?

Il cambiamento sociale ridotto ai modi previsti dalla legge, lo insegna la storia, svuota di legittimità l’azione e i movimenti, portando come conseguenza il mantenimento dello status quo e l’affermazione dell’autoritarismo nella società. Lo stato diventa autoreferenziale.

Ieri come oggi i ricchi hanno in mano il potere politico e statale, mentre le genti la capacità di opporsi inceppando il normale scorrere del tempo riappropriandosi della spontanea capacità di agire e organizzarsi. se questa possibilità viene tolta, con l’aumento della repressione e la retorica della fiducia totale nello stato, la tirannide ne è il risultato.

I rappresentati delle classi subalterne sono piacevolmente incastrati nel meccanismo lobbistico democratico e le loro genti, votando, credono di essere esse stesse attrici del potere politico statale. Senza vedersi in contrapposizione al potere perdono ogni “possibilità contrattuale” perché si credono fautori dello stesso.

Questa sinistra si aggrappa alla costituzione, rivendicandola come Stalin fece con la Rivoluzione d’ottobre, per poter alzarsi moralmente sulla sua controparte di destra, in una sfida a chi è più ligio all’ordine dell’altro. Trasformando il “giogo democratico” in una corsa verso lo stato di polizia.

E se una azienda fa migliaia di vittime queste poco valgono se era tutto a norma di legge, mentre se uno gambizza un lobbista responsabile di un possibile ritorno del nucleare dopo l’ennesima catastrofe nucleare (vedi Fukushima) è un abominio per cui la motivazione non merita nemmeno di essere presa in considerazione. Sale un atteggiamento di indignazione compiacente del sistema repressivo, democratico, che trasforma la sinistra nel primo giudice, di ciò che lei stessa era.

Forse manca il coraggio di capire da che parte stare, aldilà dell’ordine costituito. Manca forse quella lucidità nell’opinione pubblica democratica, come nei loro rappresentanti, che permette di capire cosa significhi il monopolio della violenza e riconoscere e dove sta la violenza nella società.

Se in un fiume in piena o negli argini che lo costringono.

Non stupisce quindi che un regime carcerario finalizzato a annichilire qualsiasi pulsione umana, considerato tortura anche da organismi internazionali, venga considerato democraticamente valido se non addirittura un pilastro della società dell’ordine democratico appunto, pilastro della destra ma anche della sinistra che lega legalità e legittimità in un abbraccio mortale.

“Nessuno” sente la puzza di un sistema marcio con “l’arresto” di Messina Denaro, “tutti” credono alla poetica e fantomatica della riabilitazione del carcerato, “nessuno” si sente preso per il culo, “nessuno” crede che il 41 bis sia una vendetta, una vigliaccata senza utilità.

L’importante è difendere le istituzioni che ci garantiscono la democrazia a costo di sacrificare qualsiasi libertà.

Traghettaci oh sinistra verso la nuova campagna di Russia!

“Compagni”! A noi!

 

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